Attualità

Albania, trasferiti a Brindisi i sette migranti

di Claudia Mari -


La sezione immigrazione del Tribunale civile di Roma ha sospeso il trattenimento di sette migranti egiziani e bengalesi trasferiti in Albania per la richiesta d’asilo, in contrasto con il governo italiano. La sospensione arriva in seguito a una contestazione delle recenti normative del governo Meloni, che con un decreto legge ha designato Egitto e Bangladesh come “Paesi sicuri”, permettendo una procedura di asilo più rapida. Tuttavia, i giudici hanno sollevato dubbi sulla compatibilità di queste norme con il diritto europeo e hanno chiesto alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di esprimersi.

La pronuncia ha avuto effetto immediato e dunque i richiedenti asilo sono stati portati sulla nave Visalli della Guardia costiera diretta a Brindisi, dove sono arrivati nella notte. I sette saranno ospiti di un Centro per richiedenti asilo in territorio pugliese per essere sottoposti all’iter ordinario di esame della domanda.

Questa decisione, simile a quelle già prese dai tribunali di Bologna e Palermo, si basa sul principio che l’elenco dei “Paesi sicuri” dovrebbe essere determinato a livello europeo, non nazionale. La sospensione implica il rilascio immediato dei migranti, annullando di fatto i provvedimenti del Viminale per il trattenimento in Albania. Il Tribunale romano ha rinviato la questione alla Corte di Giustizia dell’UE, formulando quattro quesiti per chiarire se il governo italiano possa stabilire autonomamente i Paesi sicuri e se le norme italiane siano compatibili con le direttive europee.

Secondo i giudici, il diritto dell’Unione Europea, che prevale su quello nazionale, stabilisce che qualsiasi Stato designato come “sicuro” rispetti criteri specifici e condivisi. Il tribunale ha anche chiarito che l’esclusione di un Paese dall’elenco dei “Paesi sicuri” non impedisce il rimpatrio di migranti con richiesta d’asilo respinta, ma critica il modello Albania promosso dal governo, ritenendolo in conflitto con il quadro normativo europeo. Questa posizione mette in dubbio la validità di un modello che potrebbe essere adottato anche da altri Paesi per gestire la migrazione.


Torna alle notizie in home