Economia

Al Sud i pensionati superano i lavoratori

di Giovanni Vasso -


Al Sud ci sono (già) più pensionati che lavoratori. Come al solito, il Mezzogiorno rischia di trasformarsi nel “laboratorio” dove si tengono a coltura trend e problemi dell’Italia di domani. La Cgia di Mestre, oggi, ha dato i numeri di un fenomeno che trasforma, completamente, la faccia del Meridione. Alla faccia dei luoghi comuni, al Sud sono rimasti solo gli anziani. Anche perché, per i giovani che hanno scelto di restare, di lavoro ne resta davvero poco.

I dati sono allarmanti. Il trend nazionale, per ora, è di uno a uno, cioè per ogni lavoratore c’è un pensionato. Al Sud, invece, i secondi hanno già superato abbondantemente i primi. L’ufficio studi mestrino specifica: a fronte di 7,2 milioni di assegni pensionistici, ci sono solo 6,1 milioni di lavoratori. Nel 2022, non c’è una sola provincia del Sud che si piazzi tra quelle virtuose nel rapporto tra lavoratori attivi e pensionati. Al primo posto c’è l’inossidabile Milano, con un saldo di 342mila occupati attivi. Segue Roma ((+326 mila), Brescia (+107 mila), Bergamo (+90 mila), Bolzano (+87 mila), Verona (+86 mila) e Firenze (+77 mila). Per rintracciare qualche città meridionale, occorre scorrere la classifica fino a trovare Cagliari ((+10 mila) e Ragusa (+9 mila), presentano un saldo positivo. Le situazioni più squilibrate, invece, riguardano Palermo (-74 mila), Reggio Calabria (-85 mila), Messina (-87 mila), Napoli (-92 mila) e Lecce (-97 mila).

La questione non è di quelle da liquidare coi soliti luoghi comuni. E non va nemmeno banalizzata negli slogan della politica. La vicenda è seria. Perché impatta su alcune delle dinamiche che si sono imposte negli ultimi anni. E lo hanno fatto nel disinteresse generale. C’è la questione della denatalità, su tutte, a stroncare le chance del Sud (oggi) e dell’Italia (domani). Poi la grande fuga dei ragazzi al Nord o all’estero. Dove trovano occasioni di lavoro migliori e più remunerative. Infine c’è la vicenda del lavoro nero. Che, per l’Istat, “occupa” circa tre milioni di addetti.

Inoltre, da non sottovalutare, c’è il fatto che le ragazze e le donne, al Sud, siano sotto occupate. Il Mezzogiorno è il fanalino di coda, in tutta Europa, per l’occupazione femminile. E questa, oltre a essere un gravissimo vulnus sociale, rischia di trasformarsi in uno scivolone economico.


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