Ai, servono Authority e raccordi: quando il gioco si fa duro, la vigilanza umana scende in campo
di STEFANO CRISCI
Da sempre l’essere umano si interroga sulla natura umana, sul funzionamento del mondo e sull’impossibilità di averne conoscenza piena. Da sempre si è mosso in questa direzione, cercando di trovare una ragione, una logica del perché di certi avvenimenti naturali. Nel tempo l’essere umano dotato di intelligenza naturale si è ritagliato il ruolo del conoscitore, che riesce a dominare e plasmare la materia e in qualche modo il il mondo.
Tuttavia, il processo di conoscenza è stato lunghissimo ed ha attraversato secoli in cui, quando l’uomo non si accordava con l’ordine permanente delle cose sono sorte rivoluzioni del pensiero e sfide di epoca. Da Platone ad Aristotele, al de rerum natura di Tolomeo, tutti hanno da sempre riservato un ruolo preminente all’intelligenza umana. Quando la natura e la logica si sono rivelati insufficienti gli uomini si sono affidati a riti esoterici, alle divinità, alla ragione e alla fede. Ci rendiamo conto però, che il processo è ancora lunghissimo e che non siamo in grado di dominare le cose, ma che anzi abbiamo bisogno di aiuto nel farlo.
E’ fuor di dubbio che oggi siamo in un cambiamento d’epoca di quelli in cui c’è necessità di un primato della sorveglianza umana per prevedere e proteggere il presente e impostare il futuro in una ottica di etica delle conseguenze. Azioni e omissioni possono determinare la riuscita o il fallimento del nostro futuro. Particolare apprezzamento devono avere le parole del nostro presidente della Repubblica sulla “rivoluzione globale” in corso e sul “contropotere” che si espande nel pianeta e che mette a rischio la nostra libertà. Il nostro sforzo ora si deve concentrare sul come arginare un fenomeno certamente in atto di condizionamento della Democrazia, attraverso l’uso dell’Intelligenza Artificiale da parte di pochi gruppi.
La sovranità popolare e il potere digitale rischiano di entrare in collisione e, ad opera di pochi, c’è il rischio di vedere sovvertite le regole che hanno disciplinato il convivere libero e civile delle nostre comunità occidentali. Vi è la necessità di sfruttare al meglio lo sviluppo tecnologico che è in grado di risolvere e curare tutti i problemi che affliggono il pianeta, dalla sanità, alla guida autonoma, alla fame nel mondo, l’utilizzo consapevole della tecnologia è oggi in grado di elidere in radice gli ostacoli che si frappongono alla risoluzione di problemi complessi traendo risorse e vigore dalla eliminazione di sacrificio di risoluzione di problemi semplici.
E’ qui la chiave di volta. Come fare per arrivare a quel punto di caduta? Troppe sono le insidie e come al solito le bramosie di potere dei pochi. Per questo è necessario e diventa un imperativo categorico mettere in campo tutte le energie possibili per regolare il fenomeno, armonizzare le normative globali e creare strumenti di raccordo fra i diversi stati, nonché fornire una catena di Authorities che possano interagire in tempo reale per l’enforcement di queste regole. Informazione e formazione dovranno avere il ruolo di protagonisti.
Ci siamo aggiudicati il primato dei Paesi che regolano i fenomeni della tecnologia. Pochi giorni fa l’Europa ha annunciato al mondo di aver trovato il consenso e l’unanimità sul testo dell’AI act, che sarà in vigore a febbraio, al più tardi a marzo. Non è questa la sede per entrare nel merito dei pregevoli contenuti e delle potenziali modifiche o correttivi, Identificazione e valutazione preventiva del potenziale rischio sistemico, approccio quantitativo e qualitativo, autoregolamentazione, riconoscimento facciale limitato o meno, ma certamente degno di nota è lo sforzo messo in campo e il primo passo è stato fatto nella giusta direzione.
Prova ne sia che pochi giorni dopo, la risposta di Pechino non si è fatta attendere. Sviluppo, sicurezza e governance orientata al bene e alle persone e verso il progresso, il rispetto reciproco e l’uguaglianza, unitamente alla creazione di standard regolatori univoci condivisi e globali che portino ad una organizzazione internazionale di governance dell’IA è ciò che emerge dall’analisi delle prime reazioni di Cina e Stati Uniti, apparentemente divergenti, ma globalmente unitarie nello sforzo di sottrarre il monopolio in atto ai pochi grandi players in campo.
Ampie sono le prospettive di collaborazione in questo senso. La strada è lunga e irta di ostacoli. Servono velocità e istituzione di nuove Autorità indipendenti a livello nazionale e internazionale; formazione a tutti i livelli e condivisione investimenti e mutamenti di paradigmi cooperazione e coinvolgimento di tutti gli stakeholders in campo. Solo così potremo sperar di giungere ad avere una comunità globale e un destino comune per l’umanità. Questo lo scopo ultimo. Riusciremo nell’intento o ci faremo sopraffare dalla intelligenza Naturale?
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