Politica

PRIMA PAGINA-Ai ballottaggi vince l’astensione

di Giuseppe Ariola -


Si sono chiusi all’insegna dell’astensione sempre minore i turni di ballottaggio delle elezioni amministrative. A confermarsi come il primo partito è l’astensionismo, visto che a recarsi alle urne sono stati meno di un elettore su due. L’asticella dell’affluenza si è infatti fermata poco sopra il 47% degli aventi diritto, “un dato che deve far riflettere” come ha detto il Presidente del Senato Ignazio La Russa che annovera il doppio turno tra le cause della scarsa partecipazione e dell’elevata astensione. A guardare, invece, al voto espresso da chi non ha fatto mancare la propria partecipazione ai seggi, la vittoria della sinistra è netta, a partire dalla conquista di tutti e cinque i capoluoghi di regione in cui si è svolta questa ‘sfida a due’, Firenze, Bari, Perugia, Potenza e Campobasso. Se nel capoluogo toscano, dove si è affermata Sara Funaro, e in quello pugliese, dove ha vinto Vito Leccese, da anni baluardi del Partito democratico, il risultato era, se non scontato, almeno annunciato, quello di Perugia e Potenza deve almeno far riflettere il centrodestra. Nel primo comune l’amministrazione uscente – per due mandati – non è stata evidentemente premiata ed ha dovuto cedere il passo alla candidata del centrosinistra, Vittoria Ferdinandi, che ha trionfato sulla rivale Margherita Scoccia in una sfida tutta al femminile. Nel secondo, invece, la sconfitta per il centrodestra è particolarmente bruciante, perché probabilmente inaspettata dopo il successo della coalizione che ha portato alla riconferma di Vito Bardi alla guida della Regione solamente lo scorso mese. Inoltre, il candidato del centrosinistra Vincenzo Telesca, con il quale proprio il governatore è stato tra i primi a congratularsi, ha vinto in modo netto, con circa il 65% dei consensi. A Campobasso il centrosinistra unito prende il posto dell’amministrazione grillina dopo dieci anni, con Maria Luisa Forte. Dal canto suo, il Movimento 5 Stelle si rifà a San Giovanni Rotondo, dove Giuseppe Conte giocava praticamente in casa. Il suo candidato vince contro l’avversario del Pd sfiorando il 60%. Come si suol dire, chi si accontenta gode, tanto più per quello che ha il sapore di un miracolo, oltre che la città in cui si è verificato, soprattutto perché è avvenuto nel giorno di una nuova bordata del comico Beppe Grillo all’ex presidente del Consiglio. Il fondatore del Movimento ha invocato l’arrivo di un giorno “in cui non ci affideremo più a pifferai e decideremo autonomamente il nostro destino, in cui penseremo al futuro dei giovani e non dei vecchi”. A fargli prontamente eco anche Davide Casaleggio che dagli studi tv di Tagadà, su La7, lancia un’altra stoccata a Conte, parlando di un “partito personalistico e questo vuol dire che i successi come gli insuccessi vanno ricondotti a una persona e non a un gruppo di persone” e aggiungendo che “con il 9,99% c’è bisogno di qualcosa di un po’ più di un ragionamento collettivo per capire cosa fare”.

Passando ai capoluoghi di provincia, il centrodestra porta a casa la vittoria di Adriana Poli Bortone a Lecce, quella di Calogero Tesauro a Caltanisetta, la riconferma di Maurizio Gambini a Urbino, l’affermazione di Roberto Scheda a Vercelli e il successo di Valeria Cittadin a Rovigo. Ad Avellino e Verbania a strappare la fascia di primo cittadino sono rispettivamente i civici Laura Nargi e Giandomenico Albertella, di orientamento di centrodestra. Alla sinistra vanno invece Cremona con il già vicesindaco Andrea Virgilio e Vibo Valentia dove Vincenzo Romeo strappa la guida dell’amministrazione al centrodestra.

Al netto del dato politico e al di là dell’aumento dell’astensione, è da segnalare il forte incremento di prime cittadine. Le fasce tricolore in rosa passano infatti, nei capoluoghi, da due a otto con Firenze che diventa la città più grande ad essere guidata da una donna, togliendo il primato a Brescia.


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