Economia

Perché l’Africa è centrale per l’aerospazio italiano

di Giovanni Vasso -

epa11387615 A Taurus (Target Adaptive Unitary and dispensor Robotic Ubiquity System) KEPD-350 cruise missile is on display at the area of European defense company MBDA (Matra BAe Dynamics Aerospatiale) at the ILA Berlin Air Show 2024 in Schoenefeld near Berlin, Germany, 03 June 2024. The aerospace and defense industry exhibition takes place at the Berlin-Brandenburg airport from 05 to 09 June 2024. The ILA 2024 is expecting around 600 exhibitors from 30 countries in the aviation, aerospace, defence and support, supplier and advanced air mobility segments. EPA/HANNIBAL HANSCHKE


Il Piano Mattei va in orbita con gli investimenti sull’aerospazio: la strategia del governo svelata, ieri, dal ministro all’Industria Adolfo Urso agli Stati Generali della Space Economy tenutisi a Milano. Innanzitutto ci sono i numeri. Quelli che già si sapevano, in fondo, e che l’esponente dell’esecutivo ha confermato alla platea milanese: “L’aerospazio è uno dei settori del futuro per il made in Italy. Da qui al 2026 abbiamo messo in campo 7,2 miliardi di euro, tra progetti dell’Agenzia spaziale europea e dell’Agenzia spaziale italiana, fondi nazionali e fondi del Pnrr”. Si tratta, per Urso, di “una massa di risorse significative per far diventare il nostro Paese leader nella space economy”. Ma rappresenta pure un settore in continua crescita. Basti pensare che in Piemonte, sì proprio in “casa” dell’ex Fiat oggi Stellantis, l’espansione della produzione legata al settore aerospazio compensa le perdite che, invece, si registrano e accusano nell’automotive. I numeri di Unimpresa rivelano che nella regione “chiave” dell’industria nazionale per eccellenza (almeno finora, almeno fino a qualche decennio fa) la componentistica auto cala del 2% mentre la produzione aerospaziale sale per oltre quattro punti percentuali (4,1%). Ma il tema spazio non è solo una noiosa questione di numeri, di trend in ascesa o di bilanci da far quadrare. È una mossa strategica per dare, secondo quanto ha affermato Urso, una prospettiva diversa all’Italia. Insomma, si intreccia con il piano Mattei, la grande scommessa di Meloni che sogna un protagonismo tricolore in Africa. “Lunedì sarò in Kenya per dare una nuova mission alla nostra base spaziale di Malindi, la base Luigi Broglio, che poco più di 60 anni fa segnò l’accesso sullo spazio dell’Italia. Come autorità delegata allo spazio -ha aggiunto il ministro Urso- io stesso sono stato più volte in Paesi africani per raggiungere intese bilaterali attraverso la nostra agenzia spaziale italiana con quei Paesi che incominciano ad affacciarsi sullo spazio”. Al di là delle parole e dei proclami, il tema vero è che l’Africa cresce e lo fa anche in questo settore. Il Continente nero ha fame di satelliti. Finora i Paesi africani ne hanno lanciati in orbita 25 ma le prospettive sono di assoluta crescita dal momento che, entro il 2025, ne saranno spediti nello spazio (almeno) altri 125 che risultano attualmente in fase di sperimentazione. Ma non è tutto. C’è un dato economico molto interessante e lo si rintraccia in un rapporto delle autorità nigeriane ha stimato il valore della space economy africana (al 2021) in 19,5 miliardi di dollari. Poco se raffrontata a quella europea che, nel 2022, s’è attestata su un valore globale stimato in 94 miliardi. Eppure è quella che sembra offrire margini di crescita migliori dal momento che quello stesso report nigeriano ipotizza un aumento del “fatturato” dell’aerospazio africano da ben 3,1 miliardi di dollari in appena cinque anni affermando che il settore varrà più di 22,6 miliardi nel 2026. Stime per difetto, chiaramente. Un vero e proprio affare che un Paese che punta a conquistare il primato Ue dell’aerospazio (a discapito della Francia) non può lasciarsi scappare. Insomma, il piano Mattei punta allo spazio o, se preferite, la corsa allo spazio dell’Italia passa obbligatoriamente per l’Africa.

Ma c’è stato spazio, a Milano, per parlare anche d’altro. È un capitolo importante di cui si stavano perdendo le tracce e che, però, conserva un’importanza strategica gigantesca in tempi di innovazione tech da cui l’Europa è rimasta praticamente tagliata fuori. Riguarda la promessa, ribadita agli Stati generali di Milano, di forti investimenti (pari a 1,5 miliardi di euro) finalizzati alla “crescita di un campione nazionale” nel campo dell’intelligenza artificiale. Una strategia che passa, per Urso, dal sostegno alle start-up: “Il processo di sostegno e sviluppo delle startup continua in maniera progressiva in diversi atti del governo che forniranno un quadro completo che noi pensiamo possa diventare soddisfacente, anzi più che soddisfacente”.


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