Politica

Adriano Galliani torna al Senato al posto di Berlusconi

di Giovanni Vasso -


Il Condor vola in Parlamento: Adriano Galliani vince alle Suppletive di Monza e ritorna al Senato. Prende il posto, in una sorta di staffetta ideale, di Silvio Berlusconi. E non poteva essere altrimenti dato il rapporto, simbiotico, tra i due che ha portato il calcio italiano a conoscere l’epopea del Milan e a rifarsi gli occhi con quella dei brianzoli oggi. Galliani vince tra pochi intimi: l’affluenza alle urne non ha superato il 20 per cento (attestandosi al 19,23%). Poco male, del resto si sa che alle suppletive va così. Ma nelle urne, il verdetto è stato chiarissimo. Per l’attuale amministratore delegato del Monza, è arrivata l’elezione con oltre il 51% dei consensi. Staccatissimo l’avversario del centrosinistra, Marco Cappato, che sfiora il 38 per cento e riconosce da subito la sconfitta. L’elezione di Adriano Galliani è stata salutata, dal centrodestra, con i toni di una vittoria trionfale. Il Condor, invece, ha preferito tributare riconoscenza “al mio maestro di vita, Silvio Berlusconi”. Galliani ha detto subito dopo la vittoria:Sono felice, è un atto dovuto, mi è stato chiesto dalla famiglia, dai partiti, ma avrei preferito che questo seggio fosse rimasto di Silvio Berlusconi. E questa vittoria è dedicata solo a lui”. Quindi ha ringraziato la coalizione: “Ringrazio tutti i partiti del centrodestra che hanno subito detto sì alla mia candidatura, e credo abbiano detto sì perché sapevano dei miei 44 anni di vita con Silvio Berlusconi”. Un pensiero, poi, va anche alla famiglia del Cav: “Ho sentito Marina, che è molto felice, ho sentito Marta, Piersilvio, Paolo, sono molto contenti che il vecchio amico del presidente possa essere l’erede di questo seggio”.

È ancora tempo di festeggiare ma Adriano Galliani, che incassa i complimenti e le pacche sulla spalla di tutti, da Matteo Salvini fino al governatore della Lombardia Attilio Fontana, ha le idee chiare per il suo programma: “Voglio portare la metropolitana a Monza, è la cosa su cui mi impegnerò di più: o la linea 5 o la linea 1, ma almeno una linea deve arrivare”.

Nell’altra parte di Monza, Marco Cappato si lecca le ferite. E torna sulle polemiche che hanno caratterizzato la sua discesa in campo: “Il potere italiano fa tutto il possibile per impedire la partecipazione democratica e poi i risultati sono appunto questi. Stavolta ci hanno visti arrivare, e sono scesi in campo tutti: ministri, capi partito, la presidente del Consiglio, hanno serrato i ranghi e questo ha avuto indubbiamente una efficacia. Eravamo consapevoli delle condizioni di contesto in cui giocavamo questa sfida, usciamo da questa sfida più consapevoli, non usciamo battuti ma più forti per le sfide che abbiamo davanti”.


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