Ecco l’Adi, se inclusione non fa rima con fannullone
MARINA CALDERONE MINISTRO
Giù il sipario sul reddito di cittadinanza, da ieri sono partite le domande per l’Adi, l’assegno di inclusione. Si tratta della nuova misura di sostegno al reddito elaborata dal governo Meloni che supera il Rdc e punta a risolverne le falle. In prima battuta, quella legata alla scarsa risposta in termini di nuovi occupati tra i percettori. E, in second’ordine, la questione da riferire ai costi per lo Stato del reddito. L’Inps ha avviato le procedure e ha comunicato quali saranno le modalità per presentare le domande. Innanzitutto, cambia la platea a cui la misura si rivolge. Potranno accedere all’assegno di inclusione le famiglie con almeno una persona disabile, un over 60 e altri membri in condizione di svantaggio. Cambiano anche gli importi e la durata. La nuova indennità sarà erogata attraverso la carta di inclusione emessa da Poste Italiane, a differenza del supporto formazione lavoro che prevede un trasferimento diretto via bonifico. L’importo massimo annuo previsto per l’assegno sarà di 6mila euro. Tuttavia non si tratta di una soglia insuperabile, ma saranno riconosciuti eventuali aumenti in base alla composizione del nucleo familiare e alle sue necessità abitative. Per i nuclei di over 67, la soglia arriva a 7.560 euro. Sotto l’aspetto della durata, l’assegno di inclusione potrà essere rinnovato per diciotto mesi dopo un mese di sospensione. Ma la sua erogazione resta, comunque, legata alla valutazione degli effettivi bisogni del nucleo familiare che ne farà richiesta. Resta fermo il fatto che non potrà accedere alla misura di sostegno chi supererà i 9.350 euro di Isee.
Una differenza, notevole e sostanziale, è nella platea a cui si affaccia la proposta dell’Adi. Si tratterebbe di circa 737mila famiglie. Poco più della metà di quelle che, effettivamente, chiesero e ottennero il reddito di cittadinanza. Che, stando ai numeri dell’Ufficio parlamentare di bilancio, arrivarono a circa 1,2 milioni di nuclei familiari. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha riferito che, con l’assegno di inclusione, si punta a superare il concetto di assistenzialismo tout court. L’obiettivo sarà quello di passare da una concezione “passiva” a una “attiva e generativa del welfare” che “non si limita a fornire sostegno economico ma punta a intercettare i bisogni individuali e a fornire gli strumenti necessari per l’inserimento sociale e lavorativo”. Difatti, per poter accedere all’Adi, sarà necessario sottoscrivere il Patto di attivazione digitale. Che, in sostanza, fa da preludio all’adesione del Patto per l’inclusione. In pratica, i beneficiari dell’Adi dovranno presentarsi ai servizi sociali entro 120 giorni dalla firma del Pad. E poi, ogni tre mesi, dovranno far visita agli stessi uffici. Chi non si presenterà decadrà dal beneficio. Ai servizi sociali toccherà valutare in maniera “multidimensionale” i bisogni di ogni famiglia. Gli occupabili tra i 18 e i 59 anni saranno tenuti, obbligatoriamente, a partecipare ai Percorsi personalizzati di inclusione sociale e lavorativa, che saranno elaborati e sottoscritti, entro 60 giorni, o presso i centri per l’impiego oppure dai soggetti accreditati. Ogni 90 giorni dovranno ripresentarsi ai servizi sociali, altrimenti perderanno l’assegno. Le uniche deroghe a questi obblighi per la formazione e il lavoro sono riconosciute agli over 60 o comunque a chi è già in pensione; ai disabili e ai malati oncologici; a chi deve badare a bambini di età inferiore ai tre anni o ai caregiver familiari. Infine è prevista un’ulteriore deroga a favore delle donne vittime di violenza i cui casi sono stati già presi in carico dai centri antiviolenza.
Insomma, si tratta della strategia del governo per superare l’impasse che si è registrata, a suo tempo, con i vecchi (e mai decollati) navigator. La legge emanata ai tempi del primo governo Conte, dall’alleanza M5s-Lega, prevedeva l’assunzione di figure preposte a cercare, e trovare, lavoro ai percettori. È finita, come purtroppo è fin troppo noto, con i navigator senza lavoro.
Il ministro Marina Elvira Calderone ha spiegato che il passaggio dal Rdc all’Adi sarà “un passaggio importante, un cambio di paradigma a favore di una misura di inclusione attiva che guarda al sostegno concreto delle persone più fragili puntando allo stesso tempo all’integrazione sociale e lavorativa”. “Con il nuovo assegno di inclusione – ha spiegato il ministro al Lavoro e alle Politiche sociali – stiamo realizzando un percorso di attenzione che mette al centro le persone e le loro necessità”.
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