Adesso tutto è possibile nel caos Juventus
Alla Juventus adesso tutto appare possibile. sta cambiando qualcosa. La sconfitta contro l’Atalanta patita allo Stadium ha esorcizzato qualsiasi voce ottimistica, ha spento ogni raggio di luce, ha fatto calare il sipario sul “progetto” di questa stagione. Thiago Motta, l’allenatore che avrebbe dovuto portare bel gioco e vittorie alla Continassa, è più che in discussione. Più di una voce lo dà già in uscita. E già questa sarebbe una notizia. Alla Juventus, storicamente, si evita l’esonero dell’allenatore. È la vecchia strategia dell’avvocato Gianni Agnelli. Si riparte a fine campionato, persino Gigi Maifredi – cui più volte Motta è stato paragonato e da cui ha preso le distanze lo stesso tecnico del calcio champagne del ’90 – restò in carica per tutta la stagione 1990-91, terminata con lo storico scudetto della Sampdoria di Vialli e Mancini. L’ultimo esonero di cui si ha notizia, in casa Juventus, fu quello di Ciro Ferrara, ormai quindici anni fa. Ma per Thiago parlano i risultati: fuori dalla Champions con il modesto Psv, poi preso a pallonate dall’Arsenal; fuori dalla Coppa Italia contro il modestissimo Empoli. Fuori dal discorso scudetto, con mezzo piede fuori dal quarto posto, con la Lazio che spreca, contro un’ottima Udinese, la chance di ghermire un posto al sole per strappare l’ultimo pass per l’Europa che conta.
Sulla graticola, però, ci è finito pure Cristiano Giuntoli. L’artefice del Napoli maestoso che ha vinto lo scudetto e duellato, per anni, proprio contro i bianconeri al vertice della classifica di Serie A. Doveva essere una rivoluzione. Ma queste poco s’addicono, evidentemente, al club che più di ogni altro fa del blasone il suo punto di forza. L’uomo su cui la Juventus puntava, fortissimo, per ripartire dopo l’azzeramento della società allora presieduta da Andrea Agnelli. Un nome che, oggi, torna fortemente d’attualità. Voci, le solite voci, danno conto di rumors che se fossero veri rappresenterebbero un terremoto autentico. Sarebbe la fine del calcio italiano così come lo abbiamo conosciuto. Andrea Agnelli potrebbe tornare alla guida della società come plenipotenziario di un fondo, magari alla testa di un progetto imperniato sulla corazzata Red Bull e su Jurgen Klopp come guida tecnica. Se ne parla molto, in rete. Sarebbe una notizia clamorosa quella riferita sui social dal giornalista Enrico Testa e rilanciata ieri da Dagospia: la proprietà della Juventus ceduta dalla famiglia Agnelli che la detiene saldamente da oltre un secolo. John Elkann, diciamocelo, ci ha abituato a scelte rivoluzionarie e l’idea di un passaggio di mano della Juventus non ci sconvolgerebbe più di tanto.
Un altro nome gettonatissimo sui social è quello di Alex Del Piero. Il cavaliere che per amore della sua Vecchia Signora non l’abbandonò mai, manco ai tempi della discesa agli inferi della B. Un campione che, ai colori bianconeri, è rimasto legatissimo. E che in tanti vorrebbero presidente della Juventus. Per riportare il Dna bianconero in una società che oggi è accusata di essere lontana le mille miglia da quella che è la filosofia sportiva, dello “stile Juventus”. Una crisi d’identità che evoca quella che sta vivendo un altro club gloriosissimo del futbol italiano. E cioè il Milan. È dalla fine dell’era Berlusconi, che pure trasformò completamente il background culturale e sportivo del club facendo dei popolari casciavit una formazione dell’alta aristocrazia del pallone. Oggi con Ibra dentro e Maldini fuori, con un progetto che stenta a decollare e appare più confuso delle seconde e terze maglie indossate dai calciatori, per il Milan si è aperta una banter era che solo lo scudetto, estemporaneo?, conquistato con Pioli alla guida sembrava poter ribaltare. Il grande rischio, ora, aleggia alla Continassa. Anche la Juventus zoppica, è in crisi d’identità dentro e fuori dal campo. Le voci si rincorrono impazzite. L’unica certezza è che la sconfitta con l’Atalanta ha aperto un vaso di Pandora. E adesso tutto, davvero, sembra possibile.
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