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Addio ad Alain Delon: dal Gattopardo a Borsalino, sex symbol “rivale” di Belmondo

di Angelo Vitale -


E’ morto Alain Delon. L’attore, icona del cinema mondiale, aveva 88 anni. La notizia è stata data dai tre figli dell’artista. Nato nel nord della Francia, a Sceaux, l’8 novembre 1935, l’artista da tempo soffriva di problemi di salute. “Rocco e i suoi fratelli” e “Il Gattopardo” tra i film della consacrazione. Il regista italiano Luchino Visconti mise in luce il carattere ambiguo della sua bellezza nei capolavori “Rocco e i suoi fratelli” e “Il Gattopardo”.

Alternando nel corso di tutta la sua carriera il cinema d’autore – a partire da “L’eclisse” di Michelangelo Antonioni dove affiancò Monica Vitti – a quello commerciale, Delon in patria fu diretto da registi quali René Clement, Jean-Pierre Melville e Jacques Deray che ne fecero risaltare lo sguardo freddo e cinico, in contrasto con il suo volto angelico, rendendolo anche l’interprete ideale dell’antieroe noir di molti polizieschi.

Per Melville fu il mafioso italoamericano Frank Costello in “Frank Costello faccia d’angelo”; dette il suo volto al gangster Roger Startet ne “Il clan dei siciliani” di Herny Verneuil e a “Zorro” nel film di Duccio Tessari. Nel 1995 al Festival di Berlino, arrivò il meritato riconoscimento al suo talento: l’Orso d’oro alla carriera, mentre solo nel 2019 il Festival di Canne gli aveva conferito la Palma d’oro alla carriera; e nel frattempo, nel 2012, gli era stato assegnato il Pardo alla carriera al Festival di Locarno.

Nato a Sceaux (Seine) l’8 novembre 1935, all’età di 17 anni, Alain Delon si arruolò nella marina militare francese e nel 1953 venne destinato al corpo di spedizione nel Sud-est asiatico che partecipava alla guerra d’Indocina. Congedato nel 1956, il giovane Alain iniziò a frequentare a Parigi l’ambiente degli intellettuali e il mondo dello spettacolo e a recitare in teatro, finché la sua singolare bellezza e la sua duttilità nell’affrontare ruoli anche modesti vennero notate da alcuni produttori cinematografici.

Fu così che per il giallo di René Clément “Delitto in pieno sole” (1960) l’attore, scelto inizialmente per una parte secondaria, ottenne invece quella del protagonista, il subdolo Tom Ripley che uccide un giovane miliardario per assumerne l’identità. Il film ebbe un buon successo e rappresentò per Delon un trampolino di lancio, proponendo per la prima volta quel personaggio controverso a lui estremamente congeniale.

I successi della vita professionale per Delon, ove nei ’60 si contrappose come sex symbol del cinema a Jean Paul Belmondo, si legarono in maniera inscindibile i clamori di quella privata: una lunga e tormentata storia d’amore con l’attrice Romy Schneider, il discutibile attivismo politico e imprenditoriale, che ebbe un seguito anche giudiziario, il suo coinvolgimento in vari scandali rosa. Le vicende biografiche finirono per rendere ancora più avventurosa e seducente, agli occhi del grande pubblico, l’immagine dell’attore, che divenne, sul finire degli anni Sessanta, emblematica dei personaggi amorali e privi di scrupoli protagonisti di certi polizieschi francesi.


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