Addio a Totonno Juliano, la bandiera di Napoli
Totonno Juliano se n’è andato: se Diego Armando Maradona è stato il re, il dio profano dell’ultima rappresentazione sacra collettiva a Napoli, Juliano è stata la bandiera, per eccellenza. Una vita intera spesa con l’azzurro addosso, sulla pelle. Avrebbe compiuto 81 anni il 26 dicembre prossimo. Ma ne aveva solo 17 quando Bruno Pesaola, il mitico Petisso, lo lanciò nella mischia contro il Mantova, in Coppa Italia. Come dice quella vecchia canzone: era de maggio. Maggio ’62.
Da quel momento e per altre diciassette stagioni non mollerà più la maglia da titolare. Per una dozzina di campionati, Antonio Totonno Juliano è stato il capitano indiscusso del Napoli che, lentamente, passava dai fasti di Achille Lauro all’era Ferlaino. Con una sola costante: quello Scudetto che non arrivava mai, sfuggiva sempre. Con la maglia del Napoli, nella buona e nella cattiva sorte, in Europa e in Serie B, Juliano ha giocato 505 volte, segnando 38 gol.
L’unica altra maglia di Totonno Juliano, oltre a quella del Napoli, è stata della Nazionale. Da un azzurro all’altro. Diciotto partite, zero gol. E qui i prodromi, i germi, il brodo di coltura di quel detto-non-detto, di quella sfiducia di fondo che i tifosi partenopei hanno sempre avuto nei confronti dell’Italia. Se Juliano avesse giocato in uno degli squadroni del Nord, sicuramente avrebbe avuto molte più chance e possibilità in Nazionale. Che Juliano fosse forte, a Napoli lo sapevamo ma lo avevano imparato anche gli altri. Di lui, Gianni Brera scrisse che era, in sostanza, il perno decisivo attorno a cui ruotava tutta la squadra, tutte le squadre che sorsero, si fecero e disfecero attorno a lui. Napoli è Juliano, Juliano è Napoli. Ma il pallone rotola e il tempo pretende il suo. Anche i capitani, pure le bandiere debbono smettere. Ma lo spettacolo deve andare avanti.
Dopo Juliano, ci fu Bruscolotti. E poi, di capitano in capitano, arrivò Diego Armando Maradona. Che arrivò a Napoli proprio mentre Totonno s’era rifatto una carriera da direttore generale e, pochi anni prima, aveva già portato in riva al Golfo un altro talento assoluto del calcio internazionale: Ruud Krol. Ma come Diego, nessuno mai. Grazie a lui arrivò, finalmente, quello scudetto tanto sospirato e atteso. Forse era stato merito (anche) di Palo ‘e Fierro Bruscolotti che aveva ingiunto al Pibe de Oro di vincere il campionato per onorare la fascia da capitano che gli aveva consegnato. Fatto sta che Totonno Juliano, dopo tanto penare, il suo scudetto lo vinse e festeggiò da dirigente.
L’ultimo scudetto, il terzo, Juliano lo ha vissuto da tifoso, come tutti, come la città. Che non l’ha dimenticato. Così come non l’ha dimenticato il club che ha voluto tributare a Totonno un toccante messaggio affidato ai social: “È una delle giornate più brutte della storia del Napoli e dei suoi tifosi. Si è spento Antonio Juliano, che per due decenni è stato “il Napoli”. Per coloro che non lo abbiano conosciuto vale la pena farsi raccontare chi sia stato e cosa abbia rappresentato per la nostra città. Ciao, Totonno!”.
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