Cultura & Spettacolo

Addio a Roberto Herlitzka: dall’Aldo Moro di Bellocchio alla passione per Lucrezio

di Giovanni Vasso -


È morto a Roma all’età di 86 anni Roberto Herlitzka, attore di cinema e teatro. O, come lo definì un gigante quale è stato Paolo Isotta, il più grande attore italiano.

Una carriera lunga, longeva e consumata sulle tavole del teatro. Nel 2004 aveva vinto il David di Donatello per “Buongiorno, notte” diretto da Marco Bellocchio e nel 2013 ottenne il Nastro d’argento come premio alla carriera. Sul set se lo contesero i migliori registi italiani: da Lina Wertmuller a Paolo Sorrentino, da Paolo Virzì allo stesso Bellocchio. Non solo cinema. Divenne persino un meme, Roberto Herlitzka per la sua interpretazione dell’attore teatrale Orlando Serpentieri che si presta alla televisione più commerciale e banale nella feroce serie satirica di Boris. Roberto Herlitzka, però, è stato (anche) altro. Negli ultimi anni aveva ripreso l’antica passione del latino e della letteratura classica. Aveva curato la traduzione del De Rerum Natura di Lucrezio in terzine dantesche. Era stato il “lavoro” di una vita. Cominciato nei banchi del glorioso liceo d’Azeglio di Torino. Dove era cresciuto e si è formato. Spesso ha paragonato questo suo lavoro a quello di chi costruisce “una cattedrale con gli stecchini” o di chi s’impegna a “scavare una grotta con un cucchiaio”. Certosina pazienza nata da una passione mai sopita. Tra un’interpretazione di Cechov e un Edipo a Colono, tra Eschilo e Shakespeare, tra Aldo Moro e René Ferretti. Un lavoro che non restò soltanto sulla carta dal momento che, dall’incontro con il regista teatrale Antonio Calenda ne nacque una lettura pubblica, all’uso antico, un vero e proprio spettacolo. Indimenticabile. Che Roberto Herlitzka portò in giro per l’Italia. Da Roma fino all’antica Elea, patria della filosofia occidentale. All’ombra della Torre Normanna risuonò, più volte, dopo secoli di silenzio la voce di Tito Lucrezio Caro. Condannata all’oblio e all’ingiusta calunnia dalle nuove religioni, quelle che, proprio Lucrezio, inchiodò alle sue colpe. Con Herlitzka se ne va, insieme al più grande attore italiano, anche un modo di intendere l’arte teatrale profondo e di vivere la cultura come una passione autentica.


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