Addio a Giancarlo Gentilini: il “sindaco sceriffo” di Treviso si spegne a 95 anni
Treviso saluta una delle sue figure politiche più iconiche e discusse: Giancarlo Gentilini, soprannominato il “sindaco sceriffo”, si è spento il 24 aprile 2025 all’età di 95 anni. La sua morte segna la fine di un’epoca, quella di una città che per trent’anni ha avuto in lui un punto di riferimento tanto amato quanto controverso. La notizia ha colpito profondamente i cittadini trevigiani, molti dei quali hanno riconosciuto in Gentilini un simbolo di determinazione, passione e, per alcuni, anche di rottura.
Nato nel 1929, Gentilini ha cominciato la sua carriera politica relativamente tardi, ma con un impatto travolgente. Eletto sindaco di Treviso nel 1994, ha mantenuto la carica fino al 2003. In seguito, ha proseguito come vicesindaco e consigliere comunale, restando sulla scena politica fino al 2023, quando, a 94 anni, decise di ritirarsi dopo quasi tre decenni ininterrotti di servizio. “Dovete amare Treviso come l’ho amata io”, disse nel suo discorso d’addio in consiglio comunale, tra gli applausi commossi dei presenti.
Il suo soprannome, “sindaco sceriffo”, non era casuale: Gentilini incarnava un’idea di ordine pubblico e rigore che affondava le radici in una visione quasi paternalistica della gestione cittadina. Celebre per il suo tono diretto e per i comizi infuocati in piazza, spesso senza filtri, ha sempre sostenuto di parlare “la lingua del popolo”. Tuttavia, le sue dichiarazioni gli hanno procurato non pochi guai: fu condannato per istigazione all’odio razziale, un episodio che segnò profondamente la sua carriera, ma che non scalfì il sostegno di una parte consistente dell’elettorato.
Nel 2017 aveva perso la moglie Teresa Pini, compagna di una vita. L’anno successivo, a sorpresa, si era risposato con Maria Assunta Pace, una donna di 72 anni conosciuta da tempo. “Non sono capace di vivere da solo”, aveva detto con semplicità. Una frase che raccontava un lato umano, intimo, spesso nascosto dietro la corazza del politico inflessibile.
Treviso oggi è più silenziosa. L’impronta di Gentilini resta scolpita nei muri, nelle piazze, e soprattutto nella memoria collettiva di una città che, nel bene e nel male, ha vissuto sotto il segno del suo carisma. Un uomo che ha diviso, ma anche unito; che ha fatto discutere, ma che non ha mai lasciato indifferenti.
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