La rete fa acqua e la bolletta può diventare salata, il report Corte dei conti
La rete fa acqua da tutte le parti e così l’Italia spreca circa il 40% delle risorse idriche: la Corte dei Conti, in una relazione della Sezione per gli affari europei e internazionali, rileva lo stato non proprio ottimale delle infrastrutture idriche del Bel Paese. E snocciola dati e numeri: ogni anno, per uso potabile, l’Italia consuma più di nove miliardi di metri cubi d’acqua. Una quantità enorme, di sicuro superiore alle reali necessità. E non solo per lo spreco che ne fanno gli utenti finali che indulgono ancora in cattive abitudini. Le cifre della Corte dei Conti, difatti, rivelano che il volume effettivamente erogato corrisponde “solo” a 4,6 miliardi di metri cubi d’acqua. Poco più della metà. Il resto si perde in troppi rivoli. In particolare, secondo i rilievi della magistratura contabile, il grande spreco è da imputare a una rete che contribuisce a disperderne ben 3,4 miliardi di metri cubi. Una quantità enorme che rappresenta un pugno nello stomaco in un Paese in cui, da Nord a Sud, si inizia a fare i conti con il problema della siccità che affligge l’agricoltura e le famiglie. Ma non è tutto perché, come si legge nella relazione, si perde un altro miliardo di metri cubi d’acqua a causa dei trattamenti di potabilizzazione. C’è, dunque, un problema serissimo con l’acqua. Che, presto, potrebbe riverberarsi in senso negativo sulle tasche dei cittadini. Già, perché lo studio della Corte dei Conti rivela che la gestione delle reti e dei sistemi idrici integrati avrebbe bisogno di risorse per almeno sei miliardi di euro l’anno. Ma, allo stato attuale, ne “entrano” solo quattro. Per di più le previsioni non sarebbero nemmeno troppo affidabili e non per demerito degli analisti ma perché le stime risentono dei prezzi dell’energia che costituisce, da sola, circa un terzo delle spese correnti. Per il futuro, ossia dal 2026 in poi, asseriscono i magistrati contabili, occorrerà cercare delle soluzioni o nell’adeguamento delle tariffe oppure nel reperimento di fonti di denaro. Per il momento, però, c’è il Pnrr che, da solo, copre la maggior parte dei costi legati agli interventi per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico e contro le perdite nelle reti. In tutto ci sono 628 interventi in corso per un valore complessivo stimato in 5,3 miliardi di euro. Di questi, ben 3,7 miliardi arrivano dagli investimenti del Pnrr. L’analisi degli investimenti lordi del periodo 2012-2023, hanno calcolato gli analisti della Corte dei Conti, ha segnato un incremento da 33 a 70 euro pro capite, mentre il rapporto tra valori medi delle tariffe e prodotto interno lordo pro capite dei Paesi Ue rimarca l’inadeguatezza dell’attuale sistema tariffario italiano a garantire gli investimenti necessari.
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