Economia

Acciaio verde, nessun accordo Ue-Usa: guerra dazi continua

di Angelo Vitale -


Nell’ultima seduta plenaria dell’anno al Parlamento europeo che ha discusso il partenariato tra Unione europea e Stati Uniti, nessun riferimento all’Accordo globale sull’acciaio verde e l’alluminio sostenibile. Per l’europarlamentare azzurro Massimiliano Salini “una lacuna tanto grave da apparire inspiegabile. Sia per la tempistica, sia per l’importanza di un consistente rafforzamento nella relazione strategica tra le due sponde dell’Atlantico”.

“A fine anno – spiega Salini – scade infatti la sospensione temporanea dei dazi imposti dall’amministrazione Trump sotto la sezione 232 del Trade Expansion Act e la conseguente ritorsione tariffaria da parte Ue. L’accordo GSA diventa quindi fondamentale per chiudere la disputa in modo definitivo e guardare al futuro, una priorità economico-sociale e ambientale. Esso scongiurerebbe infatti una volta per tutte un’inaccettabile guerra dei dazi tra potenze occidentali alleate, oggi impegnate in vario modo a fronteggiare conflitti e tensioni internazionali. E contribuirebbe a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione entro il 2050 ponendo rimedio alla sovracapacità produttiva di acciaio e alluminio immessi nel mercato globale dalla Cina e da Paesi terzi lontani anni luce dagli standard green europei”.

“La nostra industria siderurgica – riflette Salini, intervenuto durante la plenaria – è la migliore al mondo sul piano della qualità e delle performance ambientali. Trattandosi di un settore strategico per la sicurezza e per la tenuta socio-economica del continente, urge che i colleghi deputati, il Consiglio Ue e i negoziatori della Commissione europea aumentino gli sforzi affinché si trovi un punto di caduta definitivo nella discussione tra Bruxelles e Washington”.

“Le salvaguardie – conclude -non bastano a tutelare l’acciaio verde europeo dai rovesci del mercato globale. È fondamentale mettere in sicurezza la nostra produzione di acciaio maturo riducendo l’impatto negativo di chi invece lo produce in modo non sostenibile, con processi altamente inquinanti e fornendo aiuti di Stato inaccettabili, interferendo pesantemente nelle dinamiche della concorrenza e rendendo di fatto impossibile un reale fairplay sui mercati globali”.


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