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Abusi e violenze in monastero, in un cellulare foto e chat compromettenti: 6 arresti, un frate ordinò una rapina

di Angelo Vitale -


Immagini compromettenti per alcuni frati: questa la molla di un delitto anche banale, la promozione della rapina di un cellulare, finito però al centro di un’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord che ha portato a misure cautelari in carcere per sei persone, tra le quali un sacerdote che i carabinieri di Afragola sono andati a prelevare in un convento casertano. Sono tutti accusati di rapina aggravata in concorso e di violenza sessuale.

Al centro della vicenda il parroco della Basilica Pontificia di Sant’Antonio da Padova di Afragola nel Napoletano, che padre Domenico Silvestro, è accusato di violenza sessuale. Con lui, padre Nicola Gildi, 55 anni, all’epoca dei fatti in esercizio spirituale ad Afragola e raggiunto oggi dai carabinieri nel Convento di Santa Maria Occorrevole di Piedimonte Matese nel Casertano, ritenuto responsabile della rapina aggravata in concorso e violenza sessuale. A seguire, i due autori materiali della rapina: Danilo Bottino, 20 anni, e Biagio Cirillo, che ne compie proprio oggi 19, il primo con precedenti, l’altro incensurato. E ancora Antonio Di Maso, 43 anni, accusato di avere fatto da intermediario tra il frate mandante e l’organizzatore della rapina. Infine, l’organizzatore con cui il frate-mandante è entrato in contatto, Giuseppe Castaldo, 52 anni, che è imprenditore come Di Maso. Di particolare interesse per gli investigatori, Castaldo, perché ritenuto in stretto collegamento con la criminalità organizzata di Marigliano.

Misure giunte al termine di complesse indagini avviate nel mese di aprile di quest’anno dopo la denuncia sporta da due uomini residenti ad Afragola, vittime di una rapina commessa da due persone, con il viso mascherato e armate di mazze e coltello, che dopo aver fatto irruzione nella loro abitazione sfondando la porta di ingresso, si erano impossessati di un telefono cellulare tentando di portarne via un altro prima di scappare. Una rapina anomala, che rivelava i rapporti dei due con alcuni frati del territorio campano e un quadro di abusi e violenze sessuali subite.

Teatro delle violenze sessuali, alcuni monasteri tra i quali la Basilica di Sant’Antonio di Afragola. Motivo del grave episodio accaduto, eliminare il telefono cellulare nel quale erano custodite foto e chat compromettenti per alcuni frati.

Successive indagini ed intercettazioni rivelavano che a dare il mandato per compiere la rapina fosse stato il parroco di Afragola. Il sacerdote, rivolgendosi ad altri soggetti che avrebbero dovuto assoldare gli esecutori materiali poi individuati negli indagati oggi tratti in arresto, avrebbe recuperato i telefoni cellulari in possesso delle vittime.

Particolare sconcertante, una lettera redatta dagli avvocati delle vittime della rapina e diretta ai frati superiori con la quale nel sollecitare il pagamento delle somme relative alle prestazioni lavorative eseguite nei monasteri fino a quel momento non corrisposte, si faceva riferimento anche a rapporti sessuali subiti dalle vittime in cambio di assistenza di carattere sociale (abiti, alimenti e quant’altro necessario alla loro sopravvivenza) e lavorativa, assicurando loro un impiego retribuito in ogni luogo di culto in cui i due frati si trovavano a svolgere le proprie funzioni religiose.

Anche altre successive indagini confermavano il quadro della vicenda e i particolari compromettenti per il religioso: un altro frate a conoscenza delle violenze sessuali e del movente della rapina, confermava la riconducibilità del mandato a commettere il grave fatto criminale al frate già individuato.


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