Abano Terme, per la Procura un finto suicidio: fu l’ex marito ad uccidere una 39enne
Dopo un anno esatto, la svolta giudiziaria per il delitto di Abano Terme: un femminicidio dietro un finto suicidio. Mentre veniva aggredita e strangolata nel sonno, una donna aveva lasciato acceso il registratore audio del cellulare facendo scoprire agli investigatori gli audio che ora sembrano inchiodare l’ex marito alle proprie responsabilità e smonterebbero la messinscena del suicidio.
Per il prossimo 17 settembre in Tribunale a Padova è in programma l’udienza preliminare nei confronti del 42enne di Abano Terme che la Procura della Repubblica ha inteso rinviare a giudizio quale presunto responsabile dell’omicidio aggravato della ex moglie, avvenuto nella nota città termale il 2 agosto dello scorso anno.
L’uomo, che attualmente si trova in custodia cautelare in carcere dal marzo scorso quando è stato arrestato dai carabinieri su mandato del Gip, è sospettato di aver messo in scena il finto suicidio della donna con cui all’epoca ancora conviveva. Dalla 39enne moldava aveva avuto pure due bambine ancora in tenera età. Secondo gli investigatori, era falsa la versione fornita dall’uomo che chiamò all’alba del 2 agosto il 118 dicendo che la moglie si era chiusa in bagno dall’interno e non gli rispondeva. Fu poi ritrovata rannicchiata nel box doccia esanime e con una cintura stretta al collo. La scena di un possibile suicidio rivelatasi artificiosamente architettata.
E anche l’iniziale ipotesi di un suicidio dovuto a un periodo difficile, come sosteneva l’ex marito, è stata smentita dai familiari e dai conoscenti della 39enne, che invece hanno portato alla luce un quadro di frequenti tensioni familiari.
La svolta decisiva è arrivata, appunto, dalle analisi tecniche sul cellulare della vittima che nella notte fra il 1 e 2 agosto aveva tenuto acceso il registratore del suo cellulare captando tutte le fasi del suo omicidio e della messinscena del suicidio da parte dell’ex marito.
Quella sera, dopo una furiosa lite a causa alla sua gelosia, il 42enne aveva approfittato del fatto che la donna si fosse assopita a letto e, sorprendendola nel sonno, l’aveva strangolata con una cintura per poi trascinarne il corpo nel bagno e inscenarne il suicidio. Ulteriori accertamenti fatti nell’abitazione hanno poi permesso di scoprire che, con una abilità possibile, era possibile rimuovere e riposizionare il pannello centrale della porta del bagno, circostanza che avrebbe quindi potuto consentire di uscire dal locale nonostante la porta fosse chiusa dall’interno. Questa, l’ipotesi accusatoria che ora vedrà aprirsi il dibattimento contro l’ex marito della donna.
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