A tutta pace
di Cristiana Flaminio
Tutto per la pace. Il segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, non vuole lasciare nulla di intento pur di mettere la parola fine sulla guerra tra Ucraina e Russia che sta insanguinando l’Europa e il mondo. Nei giorni scorsi, il portavoce del Cremlino Dimitrij Peskov ha ribadito che “la posizione di Mosca non è cambiata” in merito ai negoziati con Kiev. E, dunque, che Vladimir Putin non si sarebbe sottratto a una chiacchierata, magari telefonica, né con il presidente francese Emmanuel Macron e tantomeno con Papa Francesco.
Il Vaticano, che sta giocando un ruolo importante per tentare di dare fiato alle speranze di pace, si è già messo al lavoro. Da tempo. Il Cardinale Parolin, intervenuto a un evento al Maxxi di Roma, ha sottolineato come la Santa Sede si stia impegnando per tenere la porta aperta per la pace. “Siamo aperti a fare tutto il possibile, se c’è una piccola apertura certamente ne approfitteremo”. E dunque ha spiegato: “Non sappiamo che sviluppi possano avere le parole del portavoce del Cremlino. Stiamo vedendo. Noi, come abbiamo sempre detto, siamo aperti e disponibili a fare tutto il possibile”.
Papa Francesco ci crede, e molto, alla pace e al ruolo della Chiesa nella composizione di un conflitto sanguinoso che sta letteralmente stravolgendo la vita di milioni di persone, dentro e fuori i confini dei Paesi coinvolti nella guerra. Il pontefice, lunedì scorso, ha incontrato i seminaristi che si stanno formando a Roma. E, rispondendo a una domanda da parte di un sacerdote ucraino che gli chiedeva cosa la Chiesa si aspettasse da loro, ha chiesto di pregare anche per i russi. “Voi soffrite tanto, il tuo popolo, lo so, sono vicino. Ma pregate per gli aggressori, perché sono vittime come voi. Non si vedono le ferite che hanno nell’anima, ma pregate, pregate perché il Signore li converta e voglia venire la pace. Questo è importante”.
Papa Francesco ha poi aggiunto: “Voi cristiani non prendete partito in questo. È vero che c’è la propria Patria, questo è vero, dobbiamo difenderla. Ma andare oltre, oltre a questo: un amore più universale. E la madre Chiesa dev’essere vicina a tutti, a tutte le vittime. Anzi, pregare per il peccato degli aggressori, per questo che viene qui a rovinarmi la patria, a uccidermi i miei: io prego per questo? E questo è un atteggiamento cristiano”. Dunque la grande lezione del pontefice, che suona rivoluzionaria in un mondo che, al momento, sembra tutto preso dagli Zang-tumb-tumb interventisti: “La Chiesa deve soffrire davanti alle guerre, perché le guerre sono la distruzione dei figli. Come una mamma soffre quando i figli non vanno d`accordo o litigano e non si parlano – le piccole guerre domestiche – la Chiesa, la madre Chiesa davanti a una guerra come questa nel tuo Paese, deve soffrire. Deve soffrire, piangere, pregare”.
In questa battaglia contro la guerra, Francesco non è solo. Con lui c’è Emmanuel Macron. Che, nel corso dell’incontro tenutosi in Vaticano nelle scorse ore, ha chiesto al pontefice di “favorire il processo di pace”. Il presidente francese ha spiegato ai giornalisti di aver “incoraggiato Papa Francesco a chiamare Vladimir Putin e il Patriarca di Mosca Kirill, ma anche Joe Biden”. Questo perché “abbiamo bisogno che gli Stati Uniti si siedano intorno al tavolo per promuovere il processo di pace in Ucraina”. Intanto nella giornata di ieri è stato annunciato un nuovo scambio di prigioneri tra Mosca e Kiev. Le autorità ucraine hanno reso noto di aver riportato a casa dieci soldati, tra cui un ufficiale. “Continueremo a lavorare finché non avremo riportato tutti a casa”, ha spiegato il capogabinetto della presidenza ucraina Andrij Yermak.
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