A Pinerolo l’eredità della Cavalleria vive attraverso gli occhi della moda femminile
Chi è rimasto affascinato dalla serie tv dedicata a Lidia Poet, la prima avvocatessa d’Italia, non può perdere “Eleganza in uniforme: un racconto di moda e storia militare”, la mostra organizzata dal Consorzio Turistico Pinerolese e Valli al Museo Storico dell’Arma di Cavalleria di Pinerolo che prenderà il via il 26 giugno.
Qui, infatti, è possibile ammirare la toga di Lidia, esposta accanto a due abiti valdesi (uno proprio di Lidia e uno, originale, dello stesso periodo). L’esposizione, che sarà visitabile gratuitamente fino al 14 novembre, esplora la connessione tra moda femminile e uniformi militari dal 1849 al 1943, attraverso la storia della Scuola di Cavalleria.
Fra gli altri pezzi importanti, un abito della contessa Sofia Cacherano di Bricherasio (1867-1950), pittrice e filantropa.
Se la famiglia Cacherano di Bricherasio era solita vestire in maniera elegante, quello esposto è un abito da cavallerizza, invernale, pensato per andare in carrozza o a cavallo. Del 1890, è in lana, con un corpetto beige con finiture di lana tartan marrone e una gonna sempre in tartan marrone drappeggiata da un lato, asimmetrica: un capo, dunque, funzionale per gli spostamenti che fa comprendere come anche le nobildonne abdicassero all’estetica a favore della comodità.
Alcuni dei capi arrivano dall’Archivio Aldo Passoni Torino, altri appartengono alla collezione unica di Alessandro Ubezio, in arte “Anti Costume”, altri ancora sono stati realizzati dalla curatrice Laura Tessaris.
Nel percorso espositivo non mancano due abiti da sposa, uno dell’austera epoca vittoriana, di colore nero, originale, e l’atro, sua fedele riproduzione, ma firmato da Alessandro Ubezio in bianco, lo sguardo si perde, poi, sugli abiti da sera: Tessaris firma la riproduzione di un abito ispirato al 1850 (che, indossato da una modella, è l’immagine guida della mostra); c’è la riproduzione di un capo del 1860, verde smeraldo, dalla vita piccola e con la spalla scoperta e la gonna larga; uno originale nero e uno riprodotto (bordeaux e nero) d’inizio 1900, lavorati con perline, con colli alti e maniche che non arrivano oltre il gomito.
E, ancora, ecco la riproduzione di un abito da giorno del 1855 in tessuto lavorato rosso ciliegia, con manica particolare, spalla scivolata e colletto in pizzo, e un completo da giorno del 1887. E, poi, abiti Anni Trenta e Quaranta, e giacche. L’abito più “instagrammabile”? Un capo blu elettrico, in chiffon e seta leggerissima drappeggiata decorato con una piuma di perline e jais che gira intorno al vestito.
Infine, i cappellini, in velluto, pelliccia e piume, trovano posto accanto a elmi e copricapi militari.
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