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A marzo “terroristi”, oggi scarcerati dal Riesame: liberi due palestinesi a Perugia

di Angelo Vitale -


Accusati di essere terroristi e perciò arrestati e incarcerati, componenti della cellula di una ben identificata e pericolosa organizzazione che pianificava anche dall’Italia attentati all’estero. Ora, il tribunale del Riesame dell’Aquila ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare ordinando l’immediata liberazione per Ali Irar e Mansour Doghmosh, due dei tre palestinesi arrestati all’Aquila durante lo scorso mese di marzo con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale.

Un singolare esito che già durante lo scorso mese di luglio aveva visto incrinarsi le indagini concluse nel marzo scorso con gli arresti. Due mesi fa, infatti, la Cassazione aveva deciso di annullare la richiesta del mandato di cattura, pur rimandando l’ultima decisione per la loro scarcerazione allo stesso Tribunale del Riesame che infine si è pronunciato questo pomeriggio.

Una vicenda che fin da subito aveva attivato anche manifestazioni della rete di sostegno ai rifugiasti palestinesi. E oggi c’era stato un ultimo sit-in davanti al Tribunale dell’Aquila in segno di “solidarietà” e “vicinanza” nei confronti dei tre palestinesi. Nella quindicina di manifestanti presenti, anche i familiari di Mansour Doghmosh.

I tre, residenti a L’Aquila, erano stati arrestati con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico. Ad operare gli arresti, gli agenti della Digos dell’Aquila con il personale del Servizio per il contrasto all’estremismo e al terrorismo internazionale della Direzione centrale della polizia di prevenzione, per eseguire l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari.

Per la Digos erano terroristi, membri di una struttura operativa militare chiamata Gruppo di risposta rapida – Brigate Tulkarem, una articolazione delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, organizzazione che l’Unione Europea ha bandito come terroristica perché si propone di mettere in atto azioni violente, anche attraverso lo strumento del terrorismo, contro lo Stato di Israele.

Tra i piani dei tre individuati dalla Digos, azioni di proselitismo e propaganda e i dettagli attacchi contro obiettivi civili e militari in territorio estero.


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