A giorni il nostro Chips Act, da Catania la sfida italiana per i semiconduttori
Si chiama European Chips Act. La voglia condivisa da un intero continente per fare da soli, per rafforzare la competitività e la resilienza dell’Europa nelle tecnologie e nelle applicazioni dei semiconduttori e per contribuire davvero a realizzare sia la transizione digitale che quella verde. I chips. Non solo quelli per i cellulari che, in Italia, sono superiori al numero dei cittadini che vi abitano e che ci fanno sentire ogni giorno in soggezione nei confronti dell’alta tecnologia raggiunta dai Paesi asiatici che li producono. Semiconduttori indispensabili per l’automotive, per lo spazio, per la difesa, per ogni addentellato dell’industria e della ricerca.
Risorse strategiche, nel cui campo l’Europa vale attualmente solo per il 10% della produzione globale. Da due anni, prova a invertire questa rotta. Puntando su ricerca, innovazione e sviluppo della capacità di produzione sui territori dei singoli Stati membri, con la rete di collaborazione transnazionale e con i fondi comunitari del programma di ricerca Horizon (300 milioni di investimenti, finora) e, appunto, del suo nuovo Chips Act, il regolamento che getta le basi di una policy industriale unitaria almeno negli intenti. Approvato definitivamente due mesi fa, in vigore in autunno.
Un tema di intervento ribadito dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in visita in Belgio all’Interuniversity Microelectronics Centre di Lovanio, centro di ricerca e sviluppo attivo nel campo delle tecnologie digitali, e in particolare della nanoelettronica.
L’occasione, per lei, di ricordare anche la fiche che già ora il nostro stesso Paese può giocare dalla Sicilia. A Catania c’è infatti StMicroeletronics, che produrrà wafer di carburo di silicio e che ha già ricevuto una sovvenzione diretta di 292,5 milioni di euro dal Pnrr per sostenere un investimento pari a 730 milioni.
“Il Chips Act – ha detto la von der Leyen – sta già generando uno slancio straordinario nella mobilitazione degli investimenti. Da quando lo abbiamo, nel febbraio dello scorso anno, sono stati annunciati oltre 90 miliardi di euro di investimenti industriali in Europa (la prima stima era per circa la metà, ndr). Ad esempio, 12 miliardi di euro per un impianto di confezionamento e collaudo di semiconduttori in Polonia, 30 miliardi di euro per due fabbriche uniche nel loro genere a Magdeburgo, in Germania. Ma vediamo anche investimenti a Dublino, Catania, Grenoble e Dresda”.
Catania, la città dalla quale il governo vuole partire per dare la scossa alle nostre iniziative e per recuperare il tempo perduto rispetto a quelle degli altri Paesi Ue. Il ministro Adolfo Urso aveva annunciato un Chips Act made in Italy per lo scorso mese, ora rimodulato nella sua presentazione a “prima della pausa estiva”. A giorni, quindi le linee guida per la marcia italiana verso i chips.
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