Economia

A conti fatti – Sarà l’estate della stangata miliardaria dell’Ue a Meta

di Giovanni Vasso -

epa11116182 Meta CEO Mark Zuckerberg prepares to testify before a Senate Judiciary Committee hearing on protecting children from sexual exploitation online in the Dirksen Senate Office Building in Washington, DC, USA, 31 January 2024. House lawmakers are finding rare bipartisan support for their Kids Online Safety Act, which seeks to fight online child sexual abuse. EPA/TASOS KATOPODIS


L’Europa (finalmente) fa sul serio. E mentre Mark Zuckerberg se ne va a zonzo per il Mediterraneo con il suo nuovo fantastico megayacht, Reuters sgancia la bomba che fa tremare Meta: l’Ue sarebbe in procinto di comminare al colosso digitale una maxi multa da (almeno) dieci miliardi di euro. Questo perché, secondo le autorità di Bruxelles, Zucky non poteva – come ha fatto – collegare la piattaforma MarketPlace a Facebook. Così facendo, Zuckerberg si sarebbe dato un vantaggio indebito a discapito dei concorrenti. La novità non sta nemmeno nelle allegre pratiche di certe aziende too big to punish. Ma nell’applicazione dei nuovi principi per determinare la sanzione, ancorati stavolta al fatturato. La stangata potrebbe essere di (almeno) dieci miliardi di euro ma potrebbe pure lievitare fino a 13,4 miliardi. Meta è infuriata per la notizia che intossica la vacanza mediterranea del suo patron e parla di “accuse prive di fondamento” e ribadisce di aver agito per “innovare” e non per darsi un vantaggio indebito.

Conti in panne per Stellantis. L’amministratore delegato Carlos Tavares si ritrova con l’utile che, nel primo semestre di quest’anno, s’è letteralmente dimezzato (-48%) passando a poco meno di 5,5 miliardi di euro. I ricavi del gruppo italofrancese sono crollati del 14%. Lui, però, non si arrende e rilancia promettendo “un’offensiva” basata su “almeno venti modelli nuovi” da lanciare presto sul mercato. I mercati, però, non si fidano granché. E hanno punito Stellantis con una pioggia di vendite sui titoli quotati in Borsa, che hanno perso, in un giorno, fino al 7% del loro valore.

Non si può fare un Comic-con in pace. Dopo il Covid, dopo lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood, adesso entrano in agitazione gli artisti dei videogame. Temono di venir presto cancellati dall’intelligenza artificiale. Attori e doppiatori che impersonano i personaggi videoludici sono sul piede di guerra. Riuniti nella Screen Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists, per due anni si sono confrontati coi colossi: Disney, Activision, Warner Bros. Ma le trattative sono naufragate sull’Ia, il suo utilizzo e la definizione di “performer”. Game over. C’è lo sciopero.


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