Attualità

Alpi e Hrovatin 30anni dopo, il ricordo di Mattarella

di Angelo Vitale -


Trent’anni da quel 20 marzo 1994. Ilaria Alpi non aveva nemmeno compiuto 33 anni, Mirovan Hrovatin ne aveva 44. Lei giornalista e inviata del Tg3, lui il suo cineoperatore Rai, a Mogadiscio per seguire la missione Unosom II dell’Esercito italiano nella guerra civile somala e per un’indagine sul traffico di armi e rifiuti tossici illegali. Alpi e Hrovatin si erano infilati in una vicenda in cui erano coinvolti lo stesso Esercito e i Servizi segreti italiani: quattro mesi primi era stato ucciso in Somalia un agente Sismi, Vincenzo Licausi, informatore dell’inviata Rai. In un agguato nei pressi dell’ambasciata italiana, l’attacco mortale ad Alpi e Hrovatin.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella li ha voluti commemorare, rafforzando un “ricordo presente come nei giorni drammatici in cui la terribile notizia da Mogadiscio piombò sul nostro Paese”. Un ricordo che da allora è sempre vivo: decine i Premi dedicati ad Alpi, decine, in tutto il Paese, le intitolazioni di strade, piazze, giardini e parchi, istituti scolastici.

“Erano – ha affermato Mattarella – giornalisti di valore alla ricerca in Somalia di verifiche e riscontri su una pista che avrebbe potuto portare a svelare traffici ignobili”. E “le Medaglie d’oro al Merito Civile di cui sono stati insigniti, testimoniano il valore che la Repubblica riconosce alla loro opera”.

Strettamente collegato alla loro testimonianza “un prezzo – così lo definisce – pagato nell’esercizio di un diritto, quello all’informazione, che è un presidio essenziale alla libertà di tutti e un pilastro su cui si regge la vita democratica”.

“Gli assassini e i mandanti – denuncia Mattarella – sono ancora senza nome e senza volto dopo indagini, depistaggi, ritrattazioni, processi finiti nel nulla. È una ferita che riguarda l’intera società. Le Istituzioni sanno che non ci si può mai arrendere nella ricerca della verità”.

Parole che il presidente della Repubblica sposa ad un dibattito in questi mesi sempre vivo, anzi rinnovato, sul “valore dell’autonomia della stampa libera, sotto attacco in tante parti del mondo. Molti giornalisti pagano con la vita la loro indipendenza dai poteri, la loro ricerca di verità”. Come nel conflitto russo-ucraino, in quello israelo-palestinese, in ogni angolo della Terra ove sono chiamati a fare informazione.


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