LA GHIGLIOTTINA – Quel bimbo in coma per un pezzo di formaggio
Un bimbo in coma e una pediatra troppo stanca per visitarlo. “La nostra è una battaglia civica, quella dottoressa dovrebbe cambiare lavoro”, così il padre del bimbo che dal 2017 è in stato vegetativo per aver mangiato un pezzo di formaggio, dopo la notizia del rinvio a giudizio, per lesioni e rifiuto di atti d’ufficio, della pediatra dell’ospedale Santa Chiara di Trento che all’epoca dei fatti si sarebbe rifiutata di visitare il piccolo perché, secondo il racconto del papà del bimbo, “era troppo stanca”. Il formaggio era contaminato dal batterio escherichia coli: era stato quindi portato all’ospedale di Cles, in provincia di Trento, ed era rimasto in osservazione per diverse ore prima di essere trasferito al Santa Chiara vista la gravità del suo caso. E qui la pediatra, nonostante la richiesta della collega, si sarebbe rifiutata di visitare il bimbo, causando un ritardo nella diagnosi della malattia di Seu, sindrome emolitico-uremica di cui è affetto il piccolo.
Finire in coma per un pezzo di formaggio
Il bimbo poi è stato operato di appendicite e dopo l’intervento è entrato in coma ed è stato un mese in terapia intensiva all’ospedale di Padova, poi per un anno in una clinica riabilitativa di Conegliano. Quel giorno fatidico la pediatra “aveva corso tutto il tempo, non si era fermata un attimo”. Ma la sua stanchezza potrebbe essere costata davvero troppo cara.
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