Esteri

Non solo Taiwan: si apre il fronte delle isole Filippine

di Redazione -


di FERNANDO ORLANDI
Nel febbraio dello scorso anno le Filippine hanno reso noto che un naviglio della Guardia costiera cinese aveva indirizzato un raggio laser di tipo militare verso uno dei suoi vascelli, il BRP Malapascua, accecando temporaneamente alcuni membri dell’equipaggio e poi effettuando manovre pericolose per impedire che la nave si dirigesse a Ayungin Shoal, nella Zona economica esclusiva di pertinenza di Manila, ma che Pechino rivendica in base supposti e non riconosciuti “diritti storici”.
In realtà l’incidente del 6 febbraio 2022 non è stato l’unico di questo genere; la stessa postura i navigli di Pechino l’hanno avuto con altri paesi, reiterando identiche modalità operative. A suo tempo la Cnn aveva reso pubbliche informazioni provenienti da ambienti militari statunitensi secondo le quali nel solo periodo settembre 2107-giugno 2018 c’erano stati nell’oceano Pacifico almeno venti incidenti simili.
Armi laser sono poi state impiegate, ad esempio, nel febbraio 2022 contro un aereo australiano anti-sommergibile Poseidon P-8A in missione di sorveglianza, in quello che il primo ministro Scott Morrison ha definito un “atto di intimidazione” della Cina.
Tutti questi incidenti hanno condotto le Filippine, parte debole nella contesa con il colosso cinese, a scegliere di muoversi discretamente e con successo sulla scena internazionale. Manila ha così rapidamente costituito una nuova rete di alleanze finalizzata a scoraggiare l’aggressione cinese nel mare che arbitrariamente Pechino contende. Le Filippine, infatti, hanno firmato (ad esempio con Gran Bretagna, India e Unione Europea) o hanno in corso (Canada, Francia e Giappone) discussioni su nuovi accordi di sicurezza con almeno diciotto paesi. Lo scorso mese anche il Vietnam ha firmato accordi con l’amministrazione Marcos: entrambi i paesi riconoscono molto chiaramente che la minaccia primaria alla loro sovranità nazionale proviene da nord.
Pechino rivendica gran parte del Mar Cinese Meridionale e da anni intensifica la sua presenza in queste acque, costruendo imponenti isole artificiali, ricche di infrastrutture militari, radar sofisticati, sistemi di comunicazione, bunker, moli e piste per gli aerei militari. Così, anche le Filippine stanno riarmando. L’India quest’anno consegnerà la prima di tre batterie di missili da crociera supersonici. Germania, Italia, Repubblica Ceca, e Svezia si sono offerte a fornire droni e sottomarini, mentre gli Stati Uniti, oltre a sostenere più in generale gli sforzi di modernizzazione dell’esercito filippino, forniscono un finanziamento annuale alle forze di sicurezza del paese. Manila cerca di difendere la sovranità del paese nel quadro del diritto internazionale, di contro al tentativo cinese di imporre il “diritto della forza”.
Lo scorso luglio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha effettuato la una visita di stato a Manila, nel corso della quale ha ribadito che “la sicurezza in Europa e la sicurezza nell’Indo-Pacifico sono indivisibili”. L’insieme di tutti questi accordi sono destinati ad assicurare alle Filippine una delle reti di sicurezza più robuste dell’Asia, sicuramente una difesa credibile.
Intese raggiunte anche grazie all’attivismo sulla scena internazionale del presidente Ferdinand Romuáldez Marcos Jr., detto Bongbong. Insediatosi il 30 giugno 2022, è il secondogenito e unico figlio maschio di Ferdinand Marcos, il padre padrone delle Filippine dal 1965 al 1986. Se il padre è ricordato come un paria della politica internazionale, il figlio ha guadagnato stima e popolarità per gli sforzi intrapresi per respingere le minacce, le provocazioni e le intrusioni territoriali cinesi.
La presidenza di Ferdinand Marcos segna un radicale cambio di rotta rispetto a quella del predecessore, il populista autoritario Rodrigo Roa Duterte, che aveva avvicinato il paese alla Federazione Russa di Vladimir Putin e alla Cina di Xi Jinping e scatenato una “guerra alla droga” segnata da violazioni dei diritti fondamentali delle persone e delle libertà civili e di un indiscriminato aumento delle uccisioni extragiudiziarie.
Xi Jinping ancora oggi corteggia l’ex presidente Duterte, la cui figlia è vice presidente di Marcos. Una difficile coabitazione, pericolosa anche per il possibile tentativo di riportare il paese nell’orbita di Pechino, che non ha proprio gradito il cambio di rotta di Manila e la presidenza di Ferdinand Marcos.


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