Economia

Blangiardo fuori dalla corsa all’Istat, si è aperta la stagione delle nomine di Stato

di Giovanni Vasso -


Non sarà Giancarlo Blangiardo il presidente dell’Istat. Il governo, dopo un anno di sede vacante alla guida dell’istituto nazionale di statistica, ha deciso di ritirare il nome del presidente uscente dal bouquet dei papabili. La parola fine alle aspirazioni di Blangiardo, che sognava il bis all’Istat, è arrivato dalla Commissione affari costituzionali. La stessa commissione dove le ambizioni di Blangiardo, sostenute dalla Lega e da Matteo Salvini, avevano trovato una sorta di palude. Il ministero della Funzione pubblica, inoltre, ha apposto la pietra tombale su quella che era diventata quasi una soap istituzionale pubblicando un bando apposito. Aaa, presidente Istat cercasi. Le candidature potranno essere presentate entro un paio di settimane.

La notizia, di per sé, sarebbe marginale. Con tutto il rispetto degli attori in campo. In realtà assume una rilevanza importante se si guarda controluce. Già, perché,  questa sarà un’altra primavera delle nomine nelle società partecipate. Su tutte, ci sono le poltronissime di Fs (e della sua partecipata Anas) a ballare. SI tratta di due aziende che saranno protagoniste della grande stagione del Pnrr e , soprattutto, del Ponte sullo Stretto di Messina. Poi c’è la Rai, dove sembra che un accordo su Gianpaolo Rossi sia stato trovato e naturalmente Cassa Depositi e Prestiti. Se l’insistenza leghista su Blangiardo all’Istat è stata frustrata o se è rientrata, ciò potrebbe leggersi come un segnale politico interessante in vista del gran ballo delle nomine in cui manager di Stato, professionisti e tecnici ballano attorno a ben 500 poltrone.  

L’ultimo tango non si era concluso con larghi sorrisi e strette di mano. Quelle, magari, vanno bene per i fotografi. Ma alcuni dei top player erano rimasti fuori. Su tutti, Stefano Donnarumma, già Ceo di Terna, in predicato di ottenere un posto al sole (leggi Enel) anche in virtù del fatto di essere molto stimato dalla premier Meloni, che però, al primo giro è rimasto, a sorpresa, in panchina. Grazie, dissero i beninformati, alle pressioni del duplex Salvini-Tajani.


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