Attualità

IN GIUSTIZIA – La trasparenza di Crosetto e il dialogo tra non ricattabili

di Francesco Da Riva Grechi -


Tutti coloro che, a vario titolo, hanno avuto a che fare con i rapporti tra magistratura e politica, non possono non notare una significativa inversione di tendenza che, quanto mai auspicabile da tempo, se confermata, potrebbe portare ad una vera e propria rivoluzione. Si tratta di una sorta di “metodo della concertazione” che si può dire risalente al 13 novembre scorso, quando il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo, in via Giulia a Roma, come i suoi predecessori, invitò la premier, chiamando, per la prima volta, attorno a sé, anche l’intera squadra dei procuratori distrettuali. L’intelligenza istituzionale del vertice della magistratura inquirente e di Giorgia Meloni, che iniziò a fare politica per onorare il sacrificio di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, ha voluto che si discutesse di convergenze, patti e risultati concreti anziché di scioperi, carriere e scontri ideologici.
Giorgia Meloni, non da meno, si presentò all’incontro come la titolare del governo che esporta nel mondo le vittorie dei procuratori antimafia, anziché la criminalità, come una volta. In occasione di questa brutta vicenda nata per la sottrazione di dati dagli archivi digitali della Procura Nazionale Antimafia, è toccato al ministro Guido Crosetto ricambiare, idealmente, la ”cortesia”. Infatti anziché aprire una polemica contro i responsabili degli uffici coinvolti il ministro si è rivolto alla magistratura e precisamente alla procura di Perugia retta magistralmente dal Procuratore Raffaele Cantone per iniziare una indagine che immediatamente si è duplicata nelle sedi politiche più appropriate: Commissione Parlamentare Antimafia e Copasir.
Da un lato, quindi l’utilizzo del processo e del potere giurisdizionale per un processo “giusto” e di “ragionevole durata” e dall’altro lato, un’inchiesta nell’ambito delle sedi parlamentari, nel cui seno, grazie alla tempestività del ministro della difesa, si può accertare la verità degli accessi illegittimi alla banca dati della PNA e soprattutto individuare una volta per tutte i meccanismi efficaci di tutela della segretezza delle informazioni presenti negli archivi più sensibili. Anche dal punto di vista giornalistico, visti autorevoli autori del quotidiano Domani coinvolti occorrerà, come dice Alessandro Sallusti, “il confine tra la segretezza delle fonti di un giornale e la complicità con esse in un disegno politico da perseguire anche attraverso l’illegalità è assai labile e per questo da prendere con le molle“.
Anche con riferimento alla pubblicazione delle informazioni segrete bisogna agire nella duplice sede, giurisdizionale e parlamentare, per ottenere, durante il processo di Perugia, una pronta e definitiva ridefinizione della piena legalità alla quale aggiungere, nella Commissione Antimafia, una discussione politica delle soluzioni più opportune nell’equo e bilanciato giudizio di componimento e disciplina dei vitali interessi in gioco. Il momento è propizio perché tutti i vertici hanno dimostrato l’immediata disponibilità a presentarsi nelle sedi dell’altro ordine e potere per offrire leale collaborazione. Di grandissimo valore sarebbe la prosecuzione di questa best practice anche in futuro per offrire più cultura della legalità alla politica e nell’esercizio del potere e più attenzione nei processi giudiziari.


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