epa10292303 French Minister for Economy, Finance, Industry and Digital Security Bruno Le Maire and Italian Minister of Economy Giancarlo Giorgetti (R) shake hands at the start of the Eurogroup Finance Ministers Meeting in Brussels, Belgium, 07 November 2022. The ministers will discuss Budgetary measures to mitigate the impact of high energy prices. EPA/OLIVIER HOSLET
La transizione green passa dal nucleare e sull’atomo, adesso, può piovere una pioggia di miliardi. E se per l’Iea, l’agenzia internazionale dell’energia, il nucleare si conferma una delle strade maestre per abbattere le emissioni, il ministro all’Economia francese, Bruno Le Mairie, strattona l’Unione Europea chiedendo alla Commissione di spingere forte negli investimenti per l’atomico. Più che un assist, in tempi di campagna elettorale, si tratta di tackle per Ursula von der Leyen che, di sicuro, dovrà girarsi più a destra, o quantomeno al centro, per accettare il suggerimento che le è arrivato da Parigi. “Raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione nel settore energetico – ha afferma Bruno Le Maire a margine del consiglio per l’energia tenutosi a Bruxelles – è una sfida tripla: in primo luogo industriale: dovremo raddoppiare i nostri sforzi per sviluppare capacità sia sull’energia solare, sull’idraulica o sull’energia eolica per raggiungere i nostri obiettivi e, in termini industriali, bisogna farlo con prodotti realizzati sul suolo europeo. Questa sfida industriale è considerevole: l’Europa non l’ha mai affrontata per mezzo secolo”. Ci son volute due guerre anticipate da una pandemia mondiale per spingere il Vecchio Continente a far qualcosa sul fronte della subalternità energetica. “Creare sei nuovi reattori in Francia con una prima realizzazione a partire dal 2035, è una sfida industriale, come la Francia non sperimenta da mezzo secolo”, svela Le Maire. Che continua: “La seconda è una sfida tecnologica: l’Europa deve rimanere all’avanguardia nelle tecnologie di decarbonizzazione e nelle tecnologie energetiche. Abbiamo concorrenti in Cina, in Canada, negli Stati Uniti: dobbiamo darci i mezzi per avere le migliori tecnologie in tutta la gamma delle opzioni energetiche in Europa. Può riguardare i pannelli fotovoltaici rinnovabili, pannelli che devono essere riutilizzabili o riciclabili, o il nucleare, lavorando sugli Smr (Small Modular Reactors) o sui reattori a fusione”. La terza e ultima sfida è di quelle capitali, nel vero senso del termine: “E’ una sfida finanziaria – avvisa il ministro francese -, che non ammonta a miliardi di euro, non ammonta a decine di miliardi di euro. Ammonta a centinaia di miliardi di euro su scala europea. Auspichiamo pertanto che tutti gli strumenti finanziari europei siano messi a disposizione per questa ambizione energetica, in particolare per i reattori nucleari”. Insomma, Bruxelles si svegli: ci vuole un altro Recovery per l’energia. Senza atomo non c’è green. E l’alleanza nucleare, che la Francia ambisce a guidare, ha le idee chiarissime: “Riaffermiamo la nostra determinazione ad avere successo nella decarbonizzazione con l’aiuto dell’energia nucleare, in particolare, e riaffermiamo la nostra richiesta che tutti gli strumenti finanziari europei siano messi a disposizione anche dei reattori nucleari e della ricerca nucleare o della formazione delle professioni nucleari”. Il tackle ai falchi: “Proponiamo che nei prossimi mesi venga lanciato un progetto di comune interesse europeo, che permetta di garantire il miglior finanziamento delle competenze, delle tecnologie e degli investimenti di cui abbiamo bisogno, in particolare nei piccoli reattori modulari. Questo progetto di interesse collettivo europeo esiste già sull’idrogeno verde, esiste sulle batterie, esiste sui medicinali. Speriamo che esista anche nel campo delle competenze nucleari e dei reattori modulari. La Banca europea per gli investimenti deve tornare in primo piano sul finanziamento, in particolare, della ricerca nucleare. Abbiamo bisogno di finanziamenti europei nel settore nucleare – conclude Le Maire – l’alleanza nucleare vuole che questo si sviluppi il più rapidamente possibile”. L’Italia, per il momento, osserva in maniera più che interessata. Ma il binomio atomo-green, a Roma, è ritenuto più che plausibile e valido. Come riferisce il deputato Fdi Riccardo Zucconi: “Il governo non sta portando avanti la gestione ideologica del tema ma osserva in qual modo l’utilizzo dell’energia nucleare possa aiutare il nostro Paese nella transizione energetica che sta vivendo e vivrà nei prossimi anni. Ci vorrà tempo ma siamo convinti che il lavoro porterà a buoni risultati”.