La lezione della Sardegna per fare centro a destra
di GIUSEPPE ARIOLA
L’esito delle regionali in Sardegna continua ad animare il dibattito politico e appare ormai evidente come l’onda lunga di quello che è diventato un vero e proprio caso a livello nazionale toccherà tutti i prossimi appuntamenti elettorali. La circostanza che ha visto la coalizione di centrodestra ottenere più consensi di quella guidata da Pd e Movimento 5 Stelle, per poi perdere la sfida tra gli aspiranti alla carica di governatore, è sintomatica di come la tempestività nell’individuazione dei candidati resti un elemento imprescindibile per convincere e di conseguenza vincere. In realtà si tratta solo di una conferma, perché basta volgere lo sguardo a un passato neanche troppo remoto per rendersi conto di come il protrarsi delle trattative tra i partiti e dei relativi tavoli tra alleati non paghi in termini elettorali. Così come l’eccessiva animosità all’interno della medesima squadra ne mina la solidità, sia per quanto riguarda gli equilibri interni che in relazione alle scelte degli elettori. Di esempi ce ne sono tanti, ma quello della Sardegna è certamente tra i più eloquenti. Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani sembrano aver imparato la lezione, al punto che appena due giorni dopo la vittoria – salvo riconteggio – di Alessandra Todde hanno messo immediatamente in moto la macchina per le regionali in Piemonte, Umbria e Basilicata confermando subito i presidenti uscenti e facendo di fatto partire la campagna elettorale. Via libera, dunque, per Alberto Cirio, Donatella Tesei e Vito Bardi. Una decisione che l’area centrista e moderata del centrodestra, da Noi Moderati di Lupi all’Udc di Cesa, passando per i socialisti di Caldoro, ha apprezzato e condiviso. “I Presidenti uscenti di Piemonte, Umbria e Basilicata hanno ottenuto risultati importanti nelle rispettive regioni e rappresentano un esempio di buon governo. Devono quindi continuare il proprio lavoro in sintonia con gli ottimi risultati del governo guidato dal Presidente Meloni”, hanno commentato i Liberali e Riformisti del Nuovo Psi annunciando proprie liste e candidati. Un contributo che potrebbe rivelarsi fondamentale se si considera, guardando ancora a quanto accaduto in Sardegna, che al candidato presidente del centrodestra Truzzo sono mancati solo una manciata di voti per vincere, una percentuale tra lo 0,3 e lo 0,4, più o meno la stessa ottenuta dalla Democrazia Cristiana con Rotondi.
Per quanto riguarda il fronte opposto, dopo l’inatteso successo sardo, si registra invece un’accelerazione del dibattito tra gli esponenti del cosiddetto campo largo, nel quale adesso vuole intrufolarsi anche Calenda. Sebbene lo spazio al centro tra le due grandi coalizioni di destra e sinistra faccia gola a molti, il leader di Azione, maturata l’impossibilità di intercettare autonomamente il voto moderato – rispetto al quale, oltretutto, proprio grazie alle formazioni minori il centrodestra si conferma in vantaggio – è stato costretto a fare retromarcia e ad aprirsi all’alleanza con i grillini di cui ha sempre detto peste e corna. Dal canto suo, Conte punta invece a massimizzare il successo in Sardegna alzando il tiro sulla scelta dei candidati, come non manca di sottolineare Maria Elena Boschi. “I 5 Stelle – pungola l’esponente di Italia Viva – fanno accordi col Pd solo se sono loro a scegliere il candidato. Io non so fino a quando il Pd e Schlein possano inseguire Conte sui temi e sui candidati”.
Nel frattempo, polemiche e bracci di ferro sono in stand by fino a domenica prossima, quando i cittadini abruzzesi saranno chiamati a scegliere tra l’uscente Marsilio, anche in questo caso confermato solo in extremis dal centrodestra nonostante il 48% dei consensi ottenuti nel 2019, e l’ex rettore dell’Università di Teramo D’Amico, sostenuto da un campo in questo caso ‘larghissimo’ che va dal Pd ai 5 Stelle, riunendo addirittura nuovamente Renzi e Calenda sotto lo stesso tetto. Un test decisivo che inevitabilmente impatterà sugli equilibri politici dopo lo shock della Sardegna e in vista di un altro fondamentale appuntamento elettorale, quello delle europee.
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