L’ANALISI – La politica dei fogli sparsi
di LUIGI TIVELLI
Ma chi detta l’agenda politico-istituzionale in questo Paese? I buoni politologi da sempre dicono che in politica vince chi detta l’agenda. La risposta più naturale che sale alla mente è che l’agenda la detta soprattutto la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. C’è però un piccolo problema: il sistema dei poteri in Italia è molto complesso. Non a caso ho appena pubblicato un libro dal titolo “I segreti del potere. Le voci del Silenzio” (Rai Libri), in cui indago anche in chiave giuridico-politologica, tra gli altri aspetti, chi detta l’agenda.
Ma nelle ultime settimane ancor più del solito sono emerse vicende e fattori grazie ai quali si comprende quanto sia ballerina e volatile l’agenda politico-istituzionale a casa nostra.
Certo, quanto all’agenda legislativa, è soprattutto il Presidente del Consiglio e il Governo a dettarla, visto che già da molto tempo – ma ancor più col governo Meloni – la legislazione, tramite i decreti legge (e spesso la fiducia sui maxi-emendamenti che ne seguono), la detta il Governo. L’agenda di Governo non è fatta, però, solo di attività legislativa. E inoltre, su questa incidono man mano vari aspetti.
Si oscilla da sempre tra “emergenziocrazia” e “rinviocrazia”. Spesso, infatti, sono le emergenze che intervengono man mano ad occupare il primo posto nell’agenda politico-istituzionale. Si pensi alla vicenda dei trattori. Il mondo agricolo merita tutto il rispetto, ma in fondo contribuisce solo a circa il 2% del Pil italiano. Però, quella sorta di “trattoricrazia” emersa dalle scorse settimane ha occupato non poco l’agenda politica e di governo, con forti ricadute sugli organi di opinione. In questi giorni, giustamente, per qualche aspetto, la vicenda del tragico crollo di un edificio in costruzione a Firenze sta occupando l’agenda. Ovviamente, come da tempo avviene in Italia, si sta provvedendo con urgenza ad un nuovo atto normativo sulla materia degli incidenti sul lavoro. D’altronde, spesso la legislazione non è orientata a prevenire i grandi fenomeni economico-sociali, comprese le emergenze, ma tende man mano ad inseguirli.
A dettare l’agenda contribuiscono, poi, nuovi strani tipi di influencer. Salvini, ad esempio, per certi aspetti, anche se non dispone più di quella macchina da guerra per i social che era “La bestia” approntata dal suo fedele Morisi, opera sostanzialmente da influencer politico, correndo a mettere la faccia sulle varie, vere o palesare, emergenze che appaiono. Come ha fatto per primo – ad esempio – sulla questione dei trattori. Non molto diversamente ha fatto Schlein, specie nella sua prima fase di apparente leadership, correndo in qualsiasi piazza ove ci fosse qualsiasi movimento apparentemente progressista, a metterci la faccia.
Sulla vera agenda politico-istituzionale incidono poi le distorsioni tipiche del rapporto fra informazione e politica in questo strano Paese.
Più o meno tutte le settimane nasce un nuovo tormentone, e ovviamente, un po’ come fanno i giocatori in certe squadre di calcio di parrocchia, quasi tutti (politici e giornalisti) si affannano a rincorrere la palla e non ne vengono né assist né goal.
E poi, sull’agenda incide la grave malattia del “presentismo” (che amo definire “oggicrazia”), che coinvolge sia la politica che non poca parte della stampa. Ricordo bene l’ultima conferenza politico-istituzionale annuale della Presidente del Consiglio Meloni in cui, con decine e decine di domande da parte dei giornalisti, nessuno ha chiesto alla Presidente quale fosse il suo progetto per l’Italia, il suo piano a medio termine; tutti affannati ad inseguire piccole questioni di attualità o para-pettegolezzi di giornata. Ciò fa sì che anche la stessa Presidente del Consiglio sia meno orientata a darsi, e dare al suo governo, un progetto a medio termine. Si tratta di un fenomeno che ha inciso su molti altri governi, e che tende a depistare dal perseguire e tentare di risolvere i veri problemi del Paese. Da presidente dell’Academy Spadolini ho la memoria lunga. Spadolini era un grande storico, e chi lo assume come simbolo un po’ di senso della storia chi si impegna lo deve avere. Eppure il “presentismo” che, assommato al populismo, è una delle malattie più gravi della vita politica italiana. Ebbene, Spadolini, da Presidente del Consiglio nel 1981 fu l’unico a chiedere ed ottenere la fiducia dal Parlamento sulla base di una “mozione motivata di fiducia”. Una mozione che indicava con chiarezza, passo dopo passo, il proprio progetto a medio termine e che annodava i fili del rapporto tra Governo e Parlamento su una sana base programmatica, non poco utile per la navigazione del Governo.
Ora, per certi versi, il Parlamento è una sorta di “milite ignoto”, anche perché i parlamentari sono nominati e non si sa chi e cosa rappresentino (e per altri fattori che non è il caso qui di indicare). E l’agenda smarrita riguarda un po’ tutta la classe politica: chiediamoci, infatti, quanti leader o possibili candidati , pur essendo concentrati sull’appuntamento a breve delle elezioni europee, si stanno confrontando sui veri problemi dell’Unione Europea.
Il nodo è, quindi, come una presidente del Consiglio molto attiva, operosa, determinata, finalmente baciata dal consenso e dall’investitura popolare (dopo più di dieci anni che ciò non avveniva) può trasformare i fogli sparsi e troppo volatili dell’agenda politico-istituzionale in una di quelle sane agende che più o meno abbiamo avuto in tasca tutti, ben rilegate e che comprendano un sano senso della continuità e del medio periodo.
Torna alle notizie in home