Politica

L’ANALISI – Campo largo populista

di Redazione -


di GIORGIO MERLO
Il campo largo populista. Certo, la battuta del Presidente del Consiglio al comizio conclusivo del centro destra in vista delle elezioni sarde, non è affatto peregrina. E cioè, “La sinistra in Sardegna sperimenta il campo largo. E che cos’è?”. Si tratta, infatti, di una battuta centrata perchè questo cosiddetto “campo largo” nessuno ha ancora ben capito in che cosa consista. Sicuramente si tratta di una alleanza “contro” qualcuno. Anche perchè nel clima del bipolarismo selvaggio l’avversario è semplicemente un nemico che va annientato e distrutto politicamente perchè, di norma, lo si individua come un pericolo mortale per la democrazia e la salvaguardia del sistema politico. E, guarda caso, la continua minaccia del “ritorno del fascismo”, della “torsione autoritaria”, della “democrazia illiberale” e via discorrendo non fa che accelerare la costruzione di una coalizione alternativa che sia in grado, sempre secondo questa tesi, di salvare il mondo dall’invasione dei barbari.

Ora, è di tutta evidenza che la realtà è un’altra. E questo per la semplice motivazione che in Italia non c’è alcuna minaccia fascista e baggianate simili. Ma, comunque sia, è lungo questo solco che prende forma la costruzione del cosiddetto “campo largo”. Cioè, dell’alleanza tra i populisti dei 5 stelle, la sinistra radicale e massimalista della Schlein, la sinistra post comunista di Fratoianni e l’ambientalismo fondamentalista di Bonelli. Una alleanza che non può contemplare la presenza delle forze centriste e moderate perchè gli elementi di fondo di questa alleanza sono culturalmente e politicamente estranei ed esterni al cosiddetto “centro” e alla “politica di centro”.

Ma, per fermarsi al “campo largo” come viene disegnato e dai suoi promotori, ha due grandi collanti politici ed ideologici. Da un lato la profonda avversione ed ostilità verso i nemici storici di questa alleanza virtuale e, dall’altro, la cifra populista o movimentista come elemento culturale di questa coalizione. Per dirla con altre parole, la sub cultura populista rischia di diventare il filo rosso che lega e cuce le ambizioni politiche, e di governo, di questa futura alleanza che i principali leader definiscono come “campo largo”. Ecco perchè, al di là delle tesi e degli argomenti che caratterizzano il dibattito concreto di questa parte della politica italiana, è indubbio che il rischio che sia proprio il populismo l’elemento costitutivo di questa alleanza non è affatto peregrino.

Per la semplice ragione che un movimento populista come quello dei 5 stelle difficilmente partecipa alla costruzione di un progetto politico se contrasta con la propria identità originaria che sino ad oggi non è affatto cambiata. Ma se questo dovesse essere uno degli elementi decisivi – appunto, il populismo in salsa grillina – del futuro e potenziale “campo largo” di Schlein e di Conte, è altrettanto indubbio che l’alleanza che si delinea sarebbe alquanto incerta, curiosa nonchè anche singolare ed anacronistica sotto il versante democratico. Per non parlare del suo profilo riformista e di governo, che resterebbero due categorie del tutto esterne se non addirittura estranee. Per questi motivi il “campo largo” che si delinea non ha più nulla a che fare con l’antico e tradizionale centro sinistra dove convergevano forze politiche, movimenti e gruppi che hanno sempre fatto del riformismo e della cultura di governo gli aspetti costitutivi e decisivi. Elementi che sono assenti dal futuro “campo largo” del massimalisti e dei populisti.


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