Omicidio Carol Maltesi, ergastolo per Davide Fontana
Ergastolo: chiuso a Milano il processo d’appello per Davide Fontana, l’ex bancario di 44 anni imputato per aver ucciso la fidanzata Carol Maltesi nella sua abitazione di Rescaldina e per essersi poi liberato del corpo, fatto a pezzi, della 29enne. La condanna, “in parziale riforma” delle sentenza di primo grado. I giudici d’appello hanno riconosciuto l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà, oltre che per la distruzione e l’occultamento di cadavere. La pena passa dai 30 anni all’ergastolo, le motivazioni saranno rese note tra 30 giorni.
L’aumento di pena è dovuto al riconoscimento di due delle aggravanti che in primo grado non erano state riconosciute aprendo la strada alla possibilità, per la difesa di Fontana, di chiedere in appello uno sconto, applicando il rito abbreviato, ossia con la riduzione fino a un terzo della pena. Un’eventualità che la Corte di Milano non ha permesso e che ha portato alla condanna del carcere a vita, oltre che alla conferma del risarcimento di 180mila euro per il figlio della vittima. Per il rappresentante della pubblica accusa Massimo Gaballo, così come per le parti civili, la premeditazione è insita nelle azioni messe in atto dall’uomo durante il delitto, ma anche nella messinscena quando l’imputato al telefono si finge lei con amici e parenti.
Un delitto “crudele” che avviene quando la coppia decide di girare due video da vendere su OnlyFans. Carol viene legata a un palo della lap dance e il bancario inizia a colpirla alla testa con un martello, ben 13 volte, quindi la finisce con una coltellata alla gola, perché contrariato dall’imminente trasferimento della giovane in provincia di Verona per poter stare accanto al figlio. Fontana fa poi a pezzi il corpo, tentando di bruciare i tatuaggi e il viso per renderla non identificabile, mette i resti nel congelatore e quindi si disfa dei quattro sacchi di plastica con i suoi resti gettandoli in un dirupo a Paline di Borno, in provincia di Brescia. Resti ritrovati a più di due mesi da un delitto in cui la confessione “è poca cosa” rispetto agli indizi gravi e concordanti contro l’uomo mosso dalla “gelosia”.
Lo scorso giugno l’uomo, per cui l’accusa aveva chiesto l’ergastolo con due anni di isolamento diurno per i reati di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere, era stato condannato dal tribunale di Busto Arsizio a 30 anni perché i giudici avevano escluso le aggravanti della premeditazione, dei motivi abbietti e di aver adoperato sevizie. Aggravanti e quindi ergastolo su cui la Procura generale è tornata a insistere.
Il delitto risale all’11 gennaio del 2022 quando la coppia decide di girare due video da vendere su OnlyFans. Carol viene legata a un palo della lap dance e il bancario inizia a colpirla alla testa con un martello, ben 13 volte, quindi la finisce con una coltellata alla gola, perché contrariato dall’imminente trasferimento della giovane in provincia di Verona per poter stare accanto al figlio. Fontana ha poi fatto a pezzi il corpo, ha tentato di bruciare i tatuaggi e il viso per renderla non identificabile, ha messo i resti nel congelatore e infine si è disfatto dei quattro sacchi di plastica con i suoi resti gettandoli in un dirupo a Paline di Borno, in provincia di Brescia. Resti ritrovati a più di due mesi dal delitto. Un omicidio che il 44enne ha anche cercato di depistare gli inquirenti continuando a rispondere al telefono della vittima e fingendosi lei.
“Ho fatto una cosa mostruosa e orribile” le dichiarazioni spontanee rese dall’imputato sulla cui piena capacità di intendere e di volere il perito e i consulenti non hanno mai avuto dubbi. Un’azione d’impeto. “E’ ben difficile credere che Davide Fontana abbia covato per lungo tempo il fermo proposito di sopprimere la donna comunque amata, che soprattutto gli permetteva di continuare a vivere in modo per lui finalmente pieno e gratificante” si legge nelle motivazioni dei giudici di primo grado che hanno escluso la premeditazione. Ad armare la mano del 44enne è stata “la consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso crescente di frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte”, parole per cui non è stata riconosciuta l’aggravante dei futili motivi.
“Vorrei chiedere ancora scusa a tutti per la cosa orribile che ho fatto, in particolare ai genitori di Carol, soprattutto a suo figlio. So che sembro distaccato quando parlo, invece provo grande dolore e grande sofferenza e ogni giorno penso a quello che ho fatto. Sono fermamente deciso a voler riparare, per quanto possibile, alle mie azioni”. Davide Fontana, condannato in primo grado a 30 anni per l’omicidio aggravato dell’ex fidanzata Carol Maltesi, aveva iniziato così le sue dichiarazioni spontanee davanti ai giudici della Corte d’assise d’appello di Milano. “Dei soldi non mi interessa nulla e il mio Tfr l’ho dato al figlio di Carol. Non so se potrò mai essere mai perdonato per quello che ho fatto, darei veramente la mia vita per tornare indietro. Passerò il resto dei miei giorni ad aiutare gli altri” aveva concluso l’imputato nelle sue dichiarazioni spontanee durate due minuti.
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