Assicurazione quanto ci costi: e ora si muove il governo
Il contrassegno di carta, ricevuta dell'assicurazione auto, sul parabrezza di una vettura. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Assicurazione salata, adesso scende in campo il governo. Ieri si è tenuta al Mimit, il ministero per l’industria e il Made in Italy, la riunione della Commissione di allerta rapida di sorveglianza dei prezzi, il comitato anti-rincari istituito nei mesi scorsi proprio dall’esecutivo. L’incontro non è stato decisivo ma avvia, come ha spiegato il ministro Adolfo Urso, un confronto tra il governo, le compagnie e gli stakeholder del settore per comprendere dove risiedano le ragioni degli aumenti che hanno caratterizzato il 2023 e che saranno protagonisti assoluti anche di quest’anno. Il Mimit ha recepito le denunce che da mesi arrivano dalle associazioni di consumatori, avvalorate dalle segnalazioni inviate dal Garante per i prezzi.
La situazione è seria. L’auto diventa sempre più un lusso. I numeri sciorinati dall’Ivass, l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni, sono da pelle d’oca. Nel 2023, l’aumento medio nazionale è stato del 7,3% per un premio medio stimato in circa 391 euro. Il pollo di Trilussa spiega al meglio il concetto di statistica e mai come sull’Rc auto, la satira è azzeccata. Come noto il prezzo varia da Regione a Regione e un cittadino di Napoli paga, mediamente, 242 euro in più rispetto a valdostano. I rincari, però, non hanno fatto distinzioni geografiche. Si sono registrati in tutte le province con un tasso variabile tra il +4,4% e il +10,9%. In cima alle classifiche c’è Caltanissetta (+10,9%), poi Roma (+10,4%) e quindi l’insospettabile Vercelli (+10,2%).
“Il contesto di elevata inflazione del primo periodo 2023 e la graduale ripresa della mobilità al termine delle restrizioni associate alla pandemia hanno comportato un preoccupante rialzo dei prezzi dell’Rca”, ha detto il ministro Urso. Che però vuol vederci chiaro: “Se da un lato è necessario intervenire ancora affinché cali la dinamica inflattiva, il governo è al lavoro per il riordino dell’intero sistema assicurativo nazionale, al fine di garantire efficienza e sostenibilità al settore, e tutela di cittadini e imprese. L’obiettivo è che nel comparto si registrino costi pari o inferiori a quelli degli altri Paesi europei”.
Le ragioni alla base dei rincari sarebbero da rintracciare, ancora una volta, nelle due grandi crisi che hanno sconvolto la nostra esistenza nel breve volgere di qualche anno. Prima il Covid e poi la crisi energetica che ha innescato una spirale inflattiva (o carovita a seconda dei punti di vista) da paura. I premi erano scesi durante la pandemia perché i cittadini avevano ridotto al minimo necessario gli spostamenti facendo precipitare il tasso di incidenti. Che, con le riaperture, sono subito tornati ai livelli pre-Covid. Intanto, però, era scoppiata la guerra in Ucraina. Vale a dire che le riparazioni, i pezzi di ricambio e la manodopera, sono rincarate parecchio. Federcarrozzieri ha puntato il dito contro il costo dei ricambi, aumentato del 48%, rigettando critiche agli operatori del settore: “Una indagine da noi effettuata su un campione di circa 7mila sinistri coperti da polizza RC auto ha consentito di scorporare i costi delle riparazioni: il 22% del totale è rappresentato dalla manodopera, il 64% dal costo dei ricambi, il 12% da quello dei materiali di consumo. Irrilevante il costo dello smaltimento e del nolo di veicoli sostitutivi che è pari in entrambi i casi all’1% del costo totale del sinistro”. “Ciò significa – accusano i carrozzieri – che il costo dell’attività del riparatore incide in misura estremamente limitata sul costo del sinistro”. I periti se la prendono con le compagnie. L’Aiped, l’associazione dei periti ed estimatori di danni, tuona: “Hanno messo mano alla gestione di stima del danno che risulta totalmente stravolta e improntata a minore tecnicità”. In pratica, spiegano i periti, “le compagnie appaltano la stima e l’accertamento dei danni a società di capitali con vastissime aree di competenza territoriale denominate, impropriamente, authority. Questi soggetti, non sottoposti al controllo dell’Ivass, gestiscono l’accertamento e la stima dei danni per lo più da remoto”. Il risultato è che “le politiche fin qui adottate dal risarcimento diretto, alla canalizzazione forzata, fino a provider, e alla progressiva marginalizzazione della figura del perito assicurativo non hanno portato ad una riduzione dei costi ma, al contrario, ad un notevole incremento”. Costi che, come al solito, ricadono sulle tasche dei cittadini.
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