L’INTERVISTA – Trattori, l’ex ministra Bellanova: “Meloni non scarichi la colpa sull’Europa. Schlein e Conte aizzano gli agricoltori perché incapaci di trovare soluzioni”
TERESA BELLANOVA POLITICO ITALIA VIVA
“Meloni non scarichi la colpa sull’Europa. Schlein e Conte aizzano la protesta perché incapaci di trovare soluzioni”. A dirlo Teresa Bellanova, ex ministro dell’Agricoltura.
Condivide la protesta dei trattori?
Occorre comprendere le richieste di un movimento spontaneo e autonomo. Chiunque va a passeggiare davanti ai trattori per dire che condivide ignora quanto fatto in precedenza o meglio insulta l’intelligenza delle persone. Se gli agricoltori chiedono di ripristinare gli esoneri Irpef devono essere ascoltati. Cancellarli è stata una scelta scellerata, così come far pagare nuovamente i contributi ai coltivatori under 40.
Considerando la sua esperienza da ministro, si può parlare di lavoro buttato nel cestino?
Anche nelle difficoltà abbiamo sempre trovato le risorse. Oltre a prorogare l’esonero Irpef e a interventi mirati su giovani e donne, abbiamo creato un fondo da 340 milioni per chi ha difficoltà ad accedere al cibo.
Qualcuno, intanto, se la prende con l’Europa…
Fratelli d’Italia e Lega hanno votato a favore della Pac che contestano. È una mancanza di serietà verso chi perde giornate di lavoro e non dorme per manifestare. Non bisogna dimenticare che il provvedimento tanto criticato è stato chiuso dal commissario Wojciechowski, appartenente al gruppo della presidente Meloni.
Renzi presenta una mozione di sfiducia per Lollobrigida. Questa è la risposta di Italia Viva?
Quel ministro, che fino a ieri sosteneva che tutto andava bene, oggi se la prende con Bruxelles. Non è solo mancanza di equilibrio, ma di visione. Un esponente del governo dovrebbe organizzare i tavoli e trovare un equilibrio nella distribuzione della catena del valore, non cercare un nemico e bersagliarlo. Mi sarei aspettata, ad esempio, da Meloni un monitoraggio sui fondi del Pnrr dedicati al primo settore.
Qualcuno lamenta l’assenza dei corpi intermedi. È d’accordo?
Chi protesta non fa parte di organizzazioni di rappresentanza. Queste probabilmente hanno rinunciato a manifestare le loro perplessità nei confronti del governo. È evidente, però, che movimenti autonomi non portano grandi risultati. Quando le mediazioni realizzate sono figlie di nessuno, si arriva a un inutile ribellismo.
Nel frattempo, si parla di una candidatura di Prandini tra le file di FdI…
Bisognerà chiederlo al presidente di Coldiretti. Non conosco la sua posizione politica e dunque non so nulla rispetto a una possibile discesa in campo. Quando ero al governo mi rapportavo con le rappresentanze ufficiali delle organizzazioni.
Schlein e Conte esortano gli agricoltori ad alzare i livelli della protesta. Così non si blocca il Paese?
Una politica debole, subalterna, priva di visione, che aizza movimenti senza offrire soluzioni, è dannosa. La verità è che i primi a pagare il prezzo dei cambiamenti climatici sono i produttori. Occorre solo trovare misure per aiutarli. La Pac, infatti, non è assistenzialismo, ma serve ad aiutare un settore a produrre cibo di qualità che sfami le persone.
Che idea si è fatta rispetto ai trattori in quel di Sanremo?
La spettacolarizzazione fa parte di questa fase. Più è debole la politica, più si trovano luoghi alternativi.
Prima di arrivare a Palazzo Chigi, ha rappresentato i braccianti. Quel mondo oggi è tutelato come qualche anno fa?
La rappresentanza si è indebolita complessivamente, sia dal punto di vista datoriale che dei lavoratori. I grandi scomparsi, a mio parere, sono gli immigrati. Qualcuno dimentica che sono in crescita le aziende che hanno difficoltà a reperire manodopera. Nonostante ciò, c’è un governo, come quello Meloni, che considera i migranti nemici. Adesso non se ne parla per l’incapacità di gestire i processi. Si preferisce nascondere l’argomento. Detto ciò, la qualità del prodotto è direttamente proporzionale alle condizioni di lavoro.
Si avvicinano le europee. Supererete la diatriba con Calenda per una vera alternativa?
Lavoriamo per una lista aperta e unitaria con chi vorrà starci. Ognuno, poi, assumerà la responsabilità che ritiene. Avere una compagine forte, che motiva anche chi è sfiduciato, è una scelta alla quale non si dovrebbe abdicare. Teniamo fuori i personalismi. Mettere in piedi una contrapposizione violenta è dannoso.
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