Esteri

U.S.A. E GETTA – Inumana Alabama

di Rita Cavallaro -


Non sono umani in Alabama. La crudele esecuzione della pena di morte di Kenneth Smith, il primo detenuto al mondo soffocato con l’azoto, è la punta dell’iceberg di un sistema correzionale indirizzato alla punizione eterna di chi sbaglia. Che sia un assassino o un ladro di polli, le autorità devono provare un piacere perverso nel far marcire nelle carceri i detenuti, pure quelli che hanno diritto alla scarcerazione sulla parola e che, nel periodo detentivo, hanno tenuto una condotta esemplare.

Nel 2023, infatti, la commissione per la libertà vigilata di Montgomery ha respinto il rilascio del 92 per cento dei prigionieri, nonostante l’80 per cento di questi avesse ottenuto il parere favorevole alla scarcerazione. E senza nemmeno tenere conto che il sistema carcerario dell’Alabama è così sovraffollato, con presenze arrivate al 168 per cento della capienza, da essere stato citato in giudizio per condizioni incostituzionali dal Dipartimento di Giustizia Usa. Ma la commissione per la libertà vigilata è imperturbabile al limite dell’inverosimile, se consideriamo che non vuole liberare i prigionieri nemmeno da morti.

Non è una battuta: sono decine le udienze, terminate con il “no” al rilascio, a detenuti morti e sepolti. Il caso più eclatante è quello di Fredrick Bishop, 55enne di Lineville, che stava scontando 20 anni di prigione per una rapina commessa nel 2008. Bishop è morto il 27 febbraio 2023 nel penitenziario di Easterling, nella contea di Barbour, e la sua udienza per la libertà condizionale si è tenuta regolarmente il 9 marzo. A dieci giorni dal decesso, due membri su tre della commissione lo hanno ritenuto troppo pericoloso per i vivi e gli hanno negato la libertà, che lui si era già preso con la dipartita.

E queste angherie post mortem non sono rare, semplicemente sono il frutto di un sistema della scarcerazione sulla parola ormai fallito. I prigionieri, infatti, non vengono più portati davanti ai commissari, né rappresentati da avvocati nel corso delle udienze, che si riducono tutte alla lettura sommaria del modulo, corredato dalla foto segnaletica del detenuto, e del parere rilasciato dai vertici del carcere. La conclusione, tanto, è sempre la stessa: una sonora apposizione del timbro rosso “denied” (negata).


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