Marsiglia: “Ma l’Africa teme il Piano Mattei”
Troppe volte è stata tradita, l’Africa: si fida poco e se l’Italia punta forte sul piano Mattei dall’altra parte del Mediterraneo le reazioni sono state tiepide. Certo, siamo ancora in una fase embrionale. È stato gettato un ponte che va tirato su con pazienza. Ma per costruire bisogna analizzare e capire dove risiedono i dubbi dell’altro. Michele Marsiglia, presidente di Federpetroli, è consapevole della necessità di instaurare un dialogo, su basi nuove, con i Paesi africani. E a L’Identità indica, come strada, quella di mettersi nei panni dell’altro per capire bene da dove nascono le perplessità.
Presidente Marsiglia, l’incontro di ieri Italia-Africa è il tema caldo del dibattito economico e geopolitico attuale…
“Questo summit ha rappresentato e rappresenta un’ottima notizia per l’immagine dell’Italia. Non s’erano mai visti tanti rappresentanti di tanti governi e organizzazioni sovranazionale a Roma. Il piano Mattei si presenta come un piano ambizioso e importante che si pone cinque punti cardine fondamentali. Però temo che possa far paura all’Africa”.
In che senso?
“Lo hanno spiegato gli esponenti dell’Unione africana. Hanno espresso a più riprese la paura di ritrovarsi a dover subire una nuova colonizzazione. Troppa forza e vicinanza da parte dell’Italia potrebbe spaventare alcuni degli Stati con cui si intende intessere un’interlocuzione. Il rischio è quello di dare l’impressione di voler perpetrare strategie e comportamenti adottati, negli anni scorsi, e che ora in Africa sono ritenuti inaccettabili. Perché è un bene parlare delle infrastrutture ma il continente chiede molto di più e non è disposto a sacrificare la sua autonomia. Certi temi, nel 2024, vanno affrontati con molta attenzione e maneggiati con estrema cura. Oggi c’è una scena politica, economica e sociale mondiale totalmente diversa. Il cambiamento, ancora più che altrove, sta avvenendo in Africa. Lì non hanno la stessa visione delle cose che abbiamo noi. Prendete già il nome imposto al piano. La figura di Enrico Mattei è benemerita in Italia per essere stato il fondatore dell’Eni, è ricordata con affetto in alcune aree della Libia dove ha lavorato e investito tanto. Ma la storia ci racconta che le sue politiche altrove, in Africa e nel Medio Oriente, furono contestate e vivamente contrastate. Tuttavia c’è da rimarcare l’interesse rispetto alla proposta italiana che ha spinto numerosi Stati africani a partecipare di persona per capire bene in cosa consistesse il piano e quali sono le opportunità. Ma la paura c’è.
È in quest’ottica che va interpretata un’assenza eccellente come lo è stata quella della Nigeria?
“L’assenza della Nigeria rappresenta un fattore alquanto preoccupante. Si tratta di un mercato in crescita, di un Paese cruciale nello scacchiere continentale. Facendo un parallelo con la nostra Europa è come se, a un tavolo paneuropeo, mancasse la Germania. Si tratta di una scelta che andrà compresa bene e che va interpretata. Da operatori dell’energia non possiamo però non pensare, e ipotizzare, che probabilmente il forfait nigeriano sia dovuto alla volontà, da parte di quel governo, di evitare imbarazzi a seguito del noto caso legato al giacimento Opl 245 e ai procedimenti giudiziari che ne sono seguiti e che, è bene rimarcarlo, si sono conclusi l’anno scorso senza alcuna condanna”.
Torniamo al piano Mattei e all’Africa. Che idea se ne è fatta?
“Si tratta di un piano, come dicevo, molto ambizioso. E che sarà impegnativo. Ritengo che occorrerà del tempo, forse anni, prima che si riescano a centrare i cinque punti nevralgici individuati dal governo nell’ambito di istruzione e formazione, agricoltura, salute, acqua ed energia. A questo proposito, i fondi stanziati, i 5 miliardi e mezzo annunciati durante il summit Italia-Africa, appaiono pochini rispetto alle ambizioni stesse del piano. Tanto del successo del piano dipenderà anche dall’Europa e dai partner Ue.
A proposito di energia, Giorgia Meloni ha parlato molto di rinnovabili…
“Eni è già molto avanti, in alcune aree cruciali dell’Africa, dal Marocco all’Angola passando per l’Algeria, sulle rinnovabili. Diverse strutture e progetti sono già in itinere, alcuni già sono pronti. Come Federpetroli e operatori dell’energia, però, a oggi attendiamo ancora di conoscere quali sono i progetti strategici nell’ambito del piano Mattei per lo sviluppo dell’idrocarburo in Africa dal momento che a oggi s’è citata solo l’energia rinnovabile”.
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