Economia

Evergrande in liquidazione, la decisione dei giudici a Hong Kong

di Giovanni Vasso -


Evergrande andrà in liquidazione: lo ha deciso l’Alta corte di Hong Kong. Ma il management dell’azienda cinese è infuriato e parla di sentenza “deplorevole”. Il caso è di quelli capaci di scatenare terremoti ben oltre la Cina. Difatti, il gruppo immobiliare avrebbe dovuto perfezionare un accordo di rientro dal debito, coi suoi creditori, per una cifra mostruosa stabilita in circa 330 miliardi di dollari. Parliamo di una somma che, giusto per averne una proporzione, è più del doppio dell’intero Pnrr che l’Ue ha riconosciuto all’Italia.

L’intesa, però, non ha convinto i giudici di Hong Kong che così hanno decretato la liquidazione per Evergrande, il colosso dai piedi d’argilla dell’economia cinese, vittima eccellente dell’esplosione della bolla immobiliare che ha sconvolto il mercato asiatico causando un autentico sciame sismico economico e finanziario che è stato nettamente avvertito in ogni parte del mondo. America compresa, dove appena cinque mesi fa, il gruppo ha dichiarato bancarotta.

Il gruppo dirigente di Evergrande ha tentato di rassicurare tutti e s’è impegnato a “portare avanti con costanza il normale funzionamento delle attività”, un obiettivo subordinato, chiaramente, alla “salvaguardia dei diritti e degli interessi legittimi dei creditori nazionali ed esteri”. Ma non basta, perché il direttore esecutivo Shiawn Siu si è anche impegnato a comunicare “in modo proattivo con il liquidatore” a cooperare “in conformità con la legge nell’adempimento delle procedure” e, inoltre, ha inteso ribadire che “seguirà le pratiche internazionali e le regole del mercato per promuovere il lavoro di liquidazione del debito e altri compiti chiave tra cui garantire la consegna delle proprietà”.

Per Siu, però, rimane l’amaro in bocca in riferimento a una sentenza bollata come “molto deplorevole” nonché “contraria alle intenzioni originali” del gruppo Evergrande. “Abbiamo fatto del nostro meglio” ha dichiarato il manager a 21st Century Business Herald. Ma per i giudici di Hong Kong, evidentemente, non è stato abbastanza.


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