LA GHIGLIOTTINA – I fischi arabi e il tuono italiano
Dice, ma quella la cultura loro è differente: in Arabia Saudita i morti non si commemorano con il silenzio. Dice, la colpa è nostra che andiamo lì a giocare le partite in cambio di (tanti) soldi e quindi poi non possiamo lamentarci di come ci trattano. Riusciamo a sentirle le chiacchiere da bar e le giustificazioni di chi da avvocato del diavolo prova a difendere la porcata vergognosa dei fischi degli arabi durante il minuto di silenzio in onore di Gigi Riva. Bisogna capirli, dice. Sono usi e costumi diversi dai nostri, dice. E bisogna rispettarli, visto che ci ospitano, dice. L’oltraggio che si è consumato in occasione della finale di Supercoppa tra Inter e Napoli infama non solo il nostro calcio, il nostro sport, la nostra cultura ma anche semplicemente un defunto. Il punto è che evidentemente il business del calcio tricolore (pieno di buffi) è disposto ad accettare tutto pur di fare cassa. Ma certe onte non hanno prezzo.
I fischi degli arabi una vergogna inaccettabile
Quei fischi non hanno soltanto offeso la memoria di uno dei più grandi calciatori italiani e mondiali di tutti i tempi e violentato la sensibilità di milioni di persone. Quei fischi sono una specie di sopruso. Come se gli arabi se ne fregassero di ciò che ci ferisce o meno, visto e considerato che ci pagano e in ragione dei soldi che ci danno ritengono di avere ogni diritto. Anche quello di oltraggiare un uomo appena morto. E con lui un’intera nazione.
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