L’INTERVISTA – Rotondi replica a Salvini: “Il mandato lungo dei governatori non porta bene. Bisogna sapersi fermare in tempo”
GIANFRANCO ROTONDI POLITICO
“Il mandato lungo dei governatori non porta bene. Bisogna sapersi fermare in tempo”. A dirlo Gianfranco Rotondi, presidente della “Democrazia Cristiana con Rotondi”.
Avremo una balena bianca 2.0 alle prossime europee?
È presto per dirlo. Il battesimo elettorale della Balena Bianca sarà in Sardegna: è un cetaceo, vuole il mare. Le europee presentano un’asticella molto alta, il 4% di sbarramento. Noi siamo democristiani, non sprechiamo mai i voti. Ci confronteremo con Giorgia Meloni e decideremo assieme come ottimizzare il nostro contributo al successo della sua coalizione e del suo governo. Che è la scommessa nostra, non solo sua.
Condivide la scelta della premier di metterci la faccia nella partita per Bruxelles?
Intanto una decisione ancora non c’è. Trovo abbastanza naturale che il premier si candidi, come è avvenuto del resto in passato. È puerile l’obiezione sull’incompatibilità: candidarsi alle europee per un premier significa richiedere un giudizio sul proprio operato e dunque è un esercizio alto di democrazia.
I luogotenenti del Pd, intanto, consigliano alla sfidante Schlein di fare un passo indietro. Conte, invece, si ritira dalla contesa. Quale la strategia delle opposizioni?
Apprezzo che Schlein non escluda la sfida. È una donna che ammiro, non deve farsi condizionare dall’intendenza. Meloni dimostra che una donna ce la può fare, ed anche in tempi assai più brevi di quelli dettati dalle liturgie maschili. Sono stato sempre un femminista convinto, anche prima di aver ben tre figlie femmine. Quanto a Conte, probabilmente ritiene che il suo movimento non prevarrà alle europee, e dunque evita una conta sfavorevole.
Renzi, al contrario, vorrebbe sfruttare la chance per riprendersi il centro. Può riuscire stavolta nell’impresa?
Dipende. Cosa è il Centro? In Germania è uno dei due poli, in Italia lo è stato. A me piace quel tipo di Centro, asse portante del sistema. Renzi coltiva un’altra idea di Centro: uno spazio mobile e ribaldo, una quota di voti da gestire in modo scanzonato facendo pendere la bilancia da una parte o dall’altra, di volta in volta. La Dc non fu affatto questo e dunque mi auguro che il suo tentativo non riesca.
Merlo, nel frattempo, chiede a Forza Italia di defilarsi dalla maggioranza per un Terzo Polo allargato. È possibile tale scenario?
Merlo viene, come me, dalla scuola di Donat Cattin, gli piace sparigliare e provocare. Ma conosce la genesi di Forza Italia, che è la prima pietra del centrodestra italiano. La sua collocazione non cambierà, è strutturale, direbbero i marxisti.
Considerando le ultime vicende giudiziarie, ritiene ancora giusto candidare Solinas?
La ‘Dc con Rotondi’, che ho l’onore di guidare e si presenterà in Sardegna, ha sostenuto l’opportunità di un cambio di guida della coalizione in quella regione. Ma è una tesi politica, l’apertura dell’inchiesta non provoca nessun effetto, se non quello di una piena solidarietà al governatore uscente, che sicuramente dimostrerà la sua estraneità alle accuse.
La maggioranza proverà un’intesa totale sulle Regioni, a partire dal terzo mandato?
Il mandato lungo dei governatori non porta bene, come può raccontarle Formigoni, beatificato nei primi tre, travolto – senza grandi colpe – durante il quarto. Come diceva Goethe: ‘bisogna sapersi fermare in tempo’.
Nella sua Campania, se passa quanto proposto dal Carroccio, potrebbe ritrovarsi nuovamente De Luca…
Il terzo mandato di De Luca gioverebbe al centrodestra perché dividerebbe un campo largo sulla carta potenzialmente vincente.
La Lega pensa di sfruttare l’onda Trump. Le questioni americane possono favorirla, magari con Vannacci capolista?
L’esperienza democristiana mi insegna a non schierarmi e non tifare nelle elezioni presidenziali americane. Si tratta di un Paese assai diverso dal nostro, per tradizione dimensione e cultura. Io passo e mi sento uno dei politici più vicini al ‘sentiment’ dell’amicizia tra Italia e Stati Uniti. Questo sopravvive a tutte le scelte elettorali degli americani. Quanto all’effetto Vannacci, non lo vedo, anzi nel Nord quella candidatura farebbe danni alla Lega.
Meloni, infine, prova a ragionare con Ursula von der Leyen. Tale intesa è ancora possibile?
Meloni ha ereditato la definizione che di sé dava il suo predecessore, indimenticabile premier mio e della Meloni: si fa ‘concava e convessa’, o almeno ci prova. E fa bene.
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