Calciatore israeliano arrestato in Turchia dopo un gol: la guerra nel pallone
Un gol ti costa l’arresto in Turchia: calciatore israeliano segna e festeggia mostrando alle telecamere la scritta “100 days 7/10” accompagnato dalla stella di Davide, messaggio inequivocabilmente riferito alla guerra in atto tra Israele e Hamas e di solidarietà e vicinanza agli ostaggi che si trovano ancora imprigionati a Gaza. Una scritta che alle autorità turche non è piaciuta per niente. Al punto che, dopo la partita tra Trabzonspor e Antalyaspor, l’attaccante Sagiv Yehezklev è stato arrestato con l’accusa di incitamento all’odio. Dopo qualche ora, il calciatore israeliano è stato rilasciato dalle autorità turche. Ma rimane indagato. E come ha spiegato il ministero della Giustizia di Ankara, il giocatore rischia un processo. Inoltre, il governo turco ha rimproverato al calciatore israeliano di aver mancato di rispetto ai valori della Nazione che resta “al fianco del popolo pastinese” e di aver offeso la memoria delle vittime degli attacchi delle forze armate israeliane a Gaza. Il caso ha rinfocolato la polemica proprio con Gerusalemme. Che ha replicato a tono alle accuse piovute dalla Turchia. Il ministro degli Esteri Israel Kattz ha bollato Ankara come “una buia dittatura” al lavoro “contro i valori umani e sportivi” e ha deplorato l’episodio: “Chi arresta un calciatore per essersi identificato con i 136 ostaggi rapiti dai terroristi di Hamas da cento giorni rappresenta una cultura d’odio”. Insomma, è bastato il gol di un calciatore israeliano, o meglio la sua esultanza, per scatenare lo scontro tra la Turchia e Israele.
Intanto il club per cui gioca Yehezklev, l’Antalyaspor, ha annunciato il licenziamento dell’attaccante. Stando a quanto riporta il quotidiano Haaretz, il calciatore sarebbe in procinto di rientrare immediatamente in Israele.
Lui, però, ha voluto difendersi dalle accuse. Ha riferito che non voleva inneggiare alla guerra né incitare all’odio contro i palestinesi. Ma i giorni di Yehezklev con la maglia dell’Antalyaspor, e con ogni probabilità nell’intera Superlig turca, sono finiti. Quelli che, invece, non sembrano che appena iniziate sono le polemiche che innervano la tensione, sempre più acuta, che serpeggia in tutto il Vicino e Medio Oriente. E che non risparmia nemmeno lo sport.
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