Bisogna che tutto cambi perché nulla resti com’è: il governo silura Arcelor Mittal e il ministro alle imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, rompe definitivamente con gli indiani sull’ex Ilva. Ma, contestualmente, rilancia le ambizioni di fare, di Taranto, “il più grande polo siderurgico green d’Europa”. Ieri mattina, il titolare del Mimit ha relazionato al Parlamento sullo stato dell’arte in merito alla vicenda Ex Ilva. Il tavolo, saltato, ha rimescolato le carte. Niente di davvero inaspettato. Quello che si era intuito, cioè la pochissima volontà dei privati di investire soldi e risorse nella siderurgia italiana, s’è concretizzata. Ma il governo, nell’era del reshoring, cioè del ritorno in patria delle supply chain più critiche, non ci sta a privarsi dell’acciaio. E, anzi, sogna in grande.
Il ministro Adolfo Urso non ha fatto drammi ma ha ribadito la necessità di andare oltre: “Il socio privato davanti alla richiesta di un impegno finanziario pro-quota ha detto chiaramente che non aveva nessuna intenzione di immettere alcuna risorsa persino se la sua quota dovesse scendere al 34 %. Arcelor Mittal – ha spiegato il ministro – condivide dunque l’eventualità di diluire la sua quota ma non quella di contribuire finanziariamente in ragione della propria quota rivendicando in ogni caso un controllo paritario sulla governance, cosi da condizionare ogni decisione”. In pratica, gli indiani vorrebbero spendere zero e, di fronte agli investimenti pubblici, contare quanto prima. Una proposta indecente che Urso ha bollato come inaccettabile nonché impercorribile tenuto conto “della normativa sugli aiuti di Stato”. La scelta, pertanto, è obbligata: “Noi vogliamo invertire rotta cambiando equipaggio e delineando in piano siderurgico nazionale sulla base di 4 poli per una progressiva modernizzazione degli impianti esistenti”, ha affermato il ministro. Che ha aggiunto: “Sono ore decisive per garantire, nell’immediato, in assenza di impegno del socio privato, la continuità della produzione e la salvaguardia dell’occupazione, nel periodo necessario a trovare altri investitori di natura industriale nell’urgenza di un intervento drastico che segni una svolta netta rispetto alle vicende per nulla esaltanti degli ultimi dieci anni”. La stoccata ai governi precedenti, leggi al M5s, è servita: “Nessuno che avesse a cura l’interesse nazionale avrebbe mai sottoscritto quel tipo di accordo. Nessuno che abbia conoscenze delle dinamiche industriali avrebbe accettato mai quelle condizioni”.
Questo, però, è ormai (o meglio, è quasi) il passato. Già, perché Urso punta in alto e, contestualmente, elenca i flop della gestione Arcelor Mittal: “Noi ci crediamo e ci impegniamo a ricostruirla competitiva sulla tecnologia green. L’impianto è in una situazione di grave crisi: nel 2023 la produzione si attesterà a meno di 3 mln di tonnellate, come nel 2022, ben sotto l’obiettivo minimo che avrebbe dovuto essere di 4 mln, per poi risalire nel 2024 a 5 milioni di tonnellate. Nulla di quanto programmato e concordato è stato realizzato; nessuno degli impegni presi è stato mantenuto né su occupazione né sul rilancio industriale. In questi anni la produzione è stata progressivamente ridotta in spregio ad accordi sottoscritti. E perfino in quegli anni in cui la produzione era profittevole in Europa la produzione è stata mantenuta bassa lasciando campo libero ad altri attori stranieri”.
Il governo ha le idee chiare: “L’Ilva di Taranto il più grande polo siderurgico d’Europa può essere il più grande polo siderurgico green più avanzato del nostro continente europeo per delineare poi un piano siderurgico che abbia in Italia 4 poli: il polo di Taranto, il polo di Piombino, il polo di Terni e il polo delle grandi acciaierie green del Nord Italia. Per fare – ha spiegato il ministro Urso – la siderurgia italiana leader in Europa base fondamentale dell’industria manifatturiera, della cantieristica, della nautica, degli elettrodomestico, del sistema delle infrastrutture, delle costruzioni e della meccanica. Per questo il governo ha assicurato in maniera coesa e determinata il massimo impegno per dare una svolta all’azienda che gestisce il significativo polo siderurgico dell’ex Ilva a Taranto”. Insomma, Urso saluta con polemica Arcelor Mittal e annuncia l’inizio di un nuovo corso per l’Ex Ilva.