Isabella da tre anni in Ecuador: la lettera aperta del padre
Pubblichiamo la lettera aperta di Roberto Mogranzini, padre di Isabella.
I narcos dell’Ecuador non mettono a rischio solo il governo, a generare la mia preoccupazione c’è anche, o meglio ancora, il caso di mia figlia Isabella, ormai da tre anni sequestrata dalla madre e portata a Guayaquil senza il mio consenso. La città costiera è oggi il centro nevralgico dei conflitti in strada ed è la provincia con lo stato di allarme più elevato.
Il mio è un grido di dolore e apprensione dopo i fatti di ieri: nel Paese sull’orlo della guerra civile vive, mio malgrado, una bambina italiana – mia figlia- trascinata là dalla madre l’8 febbraio 2020. Da allora io non ho più avuto nessun contatto con lei. I miei sforzi, le battaglie legali, le interviste, i seat in e le raccolte firme a nulla sono valsi contro un sistema malato che non mi permette di essere presente nella vita di mia figlia, di farle da papà e di avere una vita normale.
Sono mesi, anni, che provo a legittimare i miei diritti attraverso gli strumenti che ho a disposizione in Italia e in Ecuador. Per la gravità del gesto compiuto la magistratura italiana ha revocato la patria potestà alla mia ex compagna, la mamma di Isabella, e il prossimo 17 gennaio inizierà il processo penale per sequestro internazionale. Seppur a rilento, in Italia i miei sforzi stanno avendo (sul piano formale) un minimo risultato.
In Ecuador, invece, dei sei giudici chiamati ad esprimersi durante tre gradi di giudizio quattro di loro sono stati destituiti successivamente per reati legati alla corruzione; giudici che in nessun momento hanno quantomeno caldeggiato la possibilità che ci sia un contatto fisico o virtuale tra me e mia figlia. Questi giudici si sono schierati contro un padre che chiede solo di poter essere tale.
Il Governo italiano sporadicamente fa visite consolari per accertarsi dello stato di salute e delle condizioni di Isabella, l’ultima risale a oltre un anno fa, ma la mia domanda è circa l’utilità di queste visite se poi non si prendono provvedimenti.
In che modo le autorità italiane vogliono tutelare una minore vittima di una sottrazione?
In che modo le autorità italiane intendono difendere il diritto alla famiglia?
E’ davanti a queste domande irrisolte che sale la mia preoccupazione.
Perché mentre qua il governo Italiano sembra non dare peso alle mie richieste dall’altra parte c’è una bambina di ormai quasi 10 anni a cui si nega di poter avere un papà, di poter vedere e conoscere i suoi fratellini, di poter vivere in un Paese dove non ci sono i narcotrafficanti che entrano in una redazione e sparano in diretta televisiva.
Ora più che mai urge una posizione del Governo italiano sul caso di mia figlia Isabella.
Roberto Mogranzini
Torna alle notizie in home