Terra dei fuochi a Roma: agli arresti dipendente della Regione
E’ già chiamata una piccola “Terra dei Fuochi”, in un asse simbolico che collega la Capitale alla più nota piaga della Campania, la maxi discarica abusiva scoperta nel quadrante sud ovest, al confine con il Comune di Fiumicino, che rivela l’ennesimo scandalo rifiuti di Roma. Abusi incontrollati da almeno 9 anni, un danno ambientale sotto gli occhi di tutti mentre nessuno, tra le istituzioni competenti, si è mosso. Per ora, il racconto di un’inchiesta che non potrà che essere iniziale. Chi doveva intervenire e non lo ha fatto, anche nella Regione Lazio che aveva tra i suoi dipendenti la principale responsabile di questo scandalo, ora agli arresti domiciliari?
Sulla Portuense, a poche centinaia di metri da Commerce city e dall’aeroporto di Fiumicino, la “Terra dei fuochi” era cresciuta in questi anni con un deposito illegale, la cui sola rimozione – secondo l’Ama – richiederà l’impegno di almeno 100 autotreni e che ha portato il Gip presso il Tribunale di Roma, dopo una lunga indagine condotta dagli uomini della Polizia di Frontiera dellAerea di Fiumicino, coordinati dalla Procura della Repubblica, ad emettere un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari mentre altri undici soggetti sono stati raggiunti da avvisi di garanzia, tra cui alcuni imprenditori. I reati contestati, a vario titolo, sono inquinamento ambientale, incendio doloso, calunnia, furto di energia elettrica ed acqua, abbandono e malgoverno di animali.
Le indagini sono scattate solo nel marzo scorso, dopo alcune segnalazioni di piloti di linea che avevano comunicato la presenza di fumi provenire da un terreno sottostante la verticale di volo in fase di atterraggio, quando per motivi di condizioni meteo sfavorevoli erano costretti ad atterrare su una seconda pista dello scalo romano.
A indagare, gli uomini della Sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia di Frontiera Aerea di Fiumicino, con la collaborazione del Nucleo Tutela ambientale del XI Gruppo Marconi della Polizia Roma Capitale, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma. Il blitz finale è stato condotto anche con l’ausilio delle guardie ecozoofile Norsaa.
A finire agli arresti domiciliari per la gestione e dello smaltimento illegale dei rifiuti una donna di 52 anni, dipendente della Regione Lazio. Al limite dell’inverosimile la sua figura e una storia che genera mille interrogativi. Il terreno che risulterebbe occupato abusivamente dalla stessa – non di poco conto, perché stimato in circa 18 ettari di superficie – sarebbe stato via via messo a disposizione di alcune ditte di traslochi, di ristrutturazione edilizie e di facchinaggio per occultare tonnellate di rifiuti.
In questo modo, le imprese non avrebbero pagato il costo per il regolare smaltimento e sarebbero cosí riuscite a monopolizzare il mercato, offrendo ai clienti un prezzo competitivo. L’arrestata, oltretutto, era arrivata a pubblicizzare sul suo profilo Facebook le imprese incriminate. La donna, insieme ai figli, che risultano tra gli 11 indagati, così come il suo compagno, avrebbe preferito abitare nella proprietà occupata, nonostante i ragazzi risultassero assegnatari di un alloggio popolare.
Una “Roma criminale”, per i reati contestati, che avrebbe avuto inizio nel 201. In quell’anno la donna si sarebbe insediata abusivamente nella proprietà ed in un crescendo di attività illegale avrebbe dapprima allontanato gli utilizzatori legittimi dell’aerea, minacciandoli pesantemente, anche millantando parentele con il clan Spada di Ostia e con altri nomi della criminalità organizzata romana. Sul posto, il via ad allacci abusivi alla corrente elettrica e all’acqua potabile e poi della redditizia attività incontrollata di discarica abusiva con conseguenziali roghi per lo smaltimento illegale di rifiuti. Il fuoco, fumi tossici sparsi nell’aria, per far spazio al traffico di rifiuti in arrivo.
Nella discarica sarebbero stati scaricati ed incendiati rifiuti speciali, chimici, sanitari, vernici, ferro, elettrodomestici, porte, mobili, arredi, spazzatura varia e altro tipo di rottami. Il tutto ammassato sul terreno e poi incenerito per fare spazio ad altre quantità da eliminare, con la conseguente continua emissione nell’aria di alte colonne di fumo nero, denso e maleodorante.
Ora, l’area di questa “Terra dei fuochi” è stata sottoposta a sequestro preventivo, con i casolari annessi e tre automezzi utilizzati per il trasporto illegale dei rifiuti. Tra i cumuli di rifiuti ed una fognatura a cielo aperto, in pessime condizioni sanitarie, vivevano pure circa 40 cani di varie razze, una folta colonia felina e tre cavalli, tutti posti sotto sequestro.
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