Politica

Bruno Tabacci: “Gli errori del governo, ma non è ancora l’ora dei riformisti”

di Redazione -


di SANDRO GUGLIOTTA
Tra via di Pietra e via delle Coppelle al centro di Roma, politica e società civile si stanno incontrando per tentare di dare vita a qualcosa di nuovo, che sia espressione di pensieri ed azioni capaci di far fare uno scatto in avanti alla vita politica del Paese, soprattutto a quella del centrosinistra. Appare evidente a tutti che un dialogo tra i due maggiori partiti dell’opposizione, PD e M5S, non è di fatto possibile. Le leadership sbiadite di Elly Schlein e Giuseppe Conte devono riuscire intanto a fermare l’emorragia di voti dei loro stessi partiti e non vi sono, ad oggi, comunità di idee e di intenti perché uno dei due possa diventare il federatore di un nuovo soggetto politico.

Ma qualcosa di interessante sta accadendo nel campo largo del centrosinistra. C’è la voglia di una politica nuova fatta di valori e responsabilità di contenuti e di competenza, che guarda ai temi cruciali che le istituzioni non possono più rimandare. C’è la voglia di mettere in campo una nuova opposizione al governo di centrodestra. La strada è ancora lunga ma gli incontri si susseguono. Economia, ambientalismo e famiglie i punti del dibattito aperto. Europeismo e liberalismo sociale, i valori necessari per dare vita nel merito, ad un rinnovato riformismo. L’ispiratore è l’ onorevole Bruno Tabacci presidente e deputato del Centro Democratico nell’attuale Parlamento.

Il suo partito Centro Democratico, si è fatto promotore, pochi giorni fa, insieme all’istituto Sturzo, di un importante dibattito sul Clima, intitolato “Clima, un nuovo modo di procedere insieme”, che prende spunto anche dalle esortazioni di Papa Francesco. Si tratta di un tema complesso poiché la forte spinta europeista alla decarbonizzazione cancellerà interi settori produttivi, con le conseguenti ricadute sui livelli di occupazione, ed i piani di riconversione del lavoro non sono scontati ed immediati. C’è poi il tema della assenza di neutralità tecnica nello scegliere le soluzioni più adatte. Quale è la strada da percorrere?
R. Si è trattato di una iniziativa politica su una questione decisiva per l’umanità. Prendere atto dei limiti allo sfruttamento del pianeta. Già nel 1972 il rapporto del club di Roma con Aurelio Peccei lo aveva denunciato con autorevolezza. Fu snobbato. Ora, in questo nostro tempo la voce di Papa Francesco rimarca con forza e ribadisce dopo 8 anni la sua enciclica, avendo constatato un eccesso di sottovalutazioni, per non parlare di negazionismi. Ce ne sono parecchi anche in Italia. Ma il loro capostipite è Donald Trump. Il 2024 sarà un anno di svolta non solo per le elezioni europee ed americane ma anche per il contrasto ai mutamenti climatici. La politica deve mantenere l’ambiente a qualsiasi costo, nell’interesse dei cittadini di oggi, e in particolare delle prossime generazioni e “l’alternativa” resta lo strumento decisivo per accelerare la transizione ambientale accompagnata dall’innovazione e dallo sviluppo di nuove tecnologie. Al convegno è emerso un contributo di voci responsabili, anche provenienti da tradizioni diverse, che danno evidenza alla speranza di un futuro migliore per il Pianeta terra ed i suoi abitanti.

Il governo di Giorgia Meloni marcia dritto affermando la propria idea di Paese fatta di liberismo e statalismo, di Europeismo moderato e spesso contraddittorio, di una politica estera al traino delle potenze occidentali. Nulla di nuovo. In questo scenario politico dove l’assenza di idee e pensiero politico dei partiti più grandi dell’opposizione è ormai conclamata, può esserci lo spazio per l’affermarsi di istanze e progetti che si rifanno ad un rinnovato riformismo? Il clima, può essere il tema dal quale ripartire per costruire una nuova unità del Centro sinistra?
R. L’esperienza del governo Meloni è carica di contraddizioni ed ambiguità sul terreno economico e sociale, si veda il salario minimo; su quello della responsabilità fiscale dove si plaude all’evasione; euroconfusa o euroscettica, quando invece serve un decisivo rilancio dell’Europa in particolare sulla politica estera e sulla difesa comune.
I limiti evidenti dei gruppi di opposizione, già manifesti in occasione della consultazione elettorale del settembre dello scorso anno, casomai aggravano la complessiva crisi politica del Paese certificata dal crollo della partecipazione elettorale. E sullo sfondo di molte questioni le divisioni della maggioranza (come confermato nel nodo sul MES), non sono molto diverse da quelle dell’opposizione. Una nuova stagione riformatrice? Non è dietro l’angolo. Sarà la forza delle cose a costringere a ricercare questa nuova direzione di marcia.

On. Tabacci la sua esperienza politica è importante. Il dibattito sulle riforme oggi sembra concentrarsi quasi esclusivamente sulle modifiche alla costituzione su quale forma di governo realizzare. Ma gli italiani pensano ad altro, al sistema fiscale ed al lavoro. Quali sono a suo modo di vedere le riforme che davvero servono la Paese?
R. Che gli italiano siano preoccupati del loro futuro politico emerge da tutti gli indicatori. Che il governo Meloni scommetta sulla loro paura ad esempio in materia di migranti è un fatto. Ovviamente la paura aggrava i problemi, non li risolve. E in questo contesto il governo apre la questione costituzionale in evidente rottura dell’equilibrio dei poteri. Una elezione diretta del premier che ha come corollari l’ulteriore ridimensionamento del Parlamento e la minaccia di una riforma strumentale della giustizia. E’ un’altra repubblica quella a cui guarda il governo Meloni. E non è detto che alla fine anche l’opinione pubblica non avverta i rischi di una lacerazione costituzionale così evidente. L’esperienza dei cosiddetti governatori regionali non è stata in questi anni così esaltante, come dimostra la vicenda del COVID, da replicarla in sede nazionale.

I recenti casi di cronaca, Giulia Cecchettin la ragazza uccisa dal fidanzato ventiduenne e Mario Roggero il gioielliere che ha assassinato i suoi rapinatori, hanno imposto nuove riflessioni, soprattutto su quale sia oggi il compito di presidi istituzionali e sociali come la scuola e la famiglia e sul tema della sicurezza dei cittadini. Lei appartiene alla cultura del cristianesimo democratico e molte sono state le opinioni in questi giorni. Quale è la sua visione in merito?
R. Le drammatiche esperienze emerse dai recenti fatti di cronaca, pur così diversi, richiamano da un lato il rafforzamento dei presidi istituzionale sulla giustizia dei cittadini (nessuno può farsi giustizia da solo) e dall’altro la presa di coscienza che i femminicidi non possono avere alcuna copertura, come talvolta emerge dalla irresponsabilità della rete. Il papà di Giulia Cecchettin ha fatto un discorso umano straordinario ai funerali. Una lesione che richiama l’ispirazione dell’umanesimo integrale, al quale hanno guardato gli estensori del codice di Camaldoli nel 1943 e successivamente i costituenti di ispirazione cristiana.


Torna alle notizie in home