Esteri

Netanyahu a Gaza: “Non ci fermiamo finché non li finiamo. Per la pace? Tre condizioni”

di Redazione -



Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha visitato di nuovo le truppe nella Striscia di Gaza dopo la visita dello scorso novembre. “Ho da dirvi due cose: la prima – ha sottolineato con i soldati – è che dobbiamo fare di tutto per proteggere la vostra sicurezza e le vostre vite. La seconda è che non ci fermiamo. Chiunque parli di questo, non è così. Andrà avanti fino alla fine. Finché non li finiamo. Niente di meno”.

E non solo. Il premier in un op-ed pubblicato sul Wall Street Journal ha indicato le condizioni – in tre punti – per la pace in Israele: distruggere Hamas, smilitarizzare Gaza e deradicalizzare l’intera società palestinese. Nell’intervento non si fa riferimento ai molti ostaggi ancora a Gaza e che il ritorno degli ostaggi non viene indicato come un prerequisito.

“Una volta che Hamas sarà distrutto, Gaza sarà smilitarizzata e la società palestinese inizierà un processo di deradicalizzazione, Gaza potrà essere ricostruita e le prospettive di una pace più ampia in Medioriente diventeranno realtà”, afferma Netanyahu. “In primo luogo Hamas, importante proxy dell’Iran, deve essere distrutto. Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e molti altri Paesi sostengono l’intenzione di Israele di distruggere il gruppo terroristico. Per raggiungere questo obiettivo, le sue capacità militari devono essere smantellate e il suo dominio politico su Gaza deve finire”, dichiara Netanyahu iniziando a illustrare i tre punti. Aggiunge che “i leader di Hamas hanno giurato di ripetere il massacro del 7 ottobre ‘ancora e ancora’. Ecco perché la loro distruzione è l’unica risposta proporzionale per evitare il ripetersi di simili orribili atrocità. Qualsiasi cosa di meno garantisce più guerra e più spargimento di sangue”.

A Illustrando il secondo punto, cioè la smilitarizzazione di Gaza, Netanyahu afferma che Israele deve anche garantire che Gaza non venga “mai più usata come base per attaccare” Israele. “Tra le altre cose, ciò richiederà l’istituzione di una zona di sicurezza temporanea sul perimetro di Gaza e un meccanismo di ispezione al confine tra Gaza e l’Egitto che soddisfi le esigenze di sicurezza di Israele e impedisca il contrabbando di armi nel territorio”, afferma Netanyahu.

Infine per il terzo punto, la deradicalizzazione della società palestinese, Netanyahu afferma che “le scuole devono insegnare ai bambini ad avere a cuore la vita piuttosto che la morte e gli imam devono smettere di predicare l’omicidio degli ebrei”. Dichiara che “questo richiederà probabilmente una leadership coraggiosa e morale”, e attacca il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas dicendo che “non riesce nemmeno a condannare le atrocità del 7 ottobre”. Netanyahu sottolinea il “successo della deradicalizzazione” che ha avuto luogo “in Germania e in Giappone dopo la vittoria degli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale” e afferma che “oggi, entrambi i Paesi sono grandi alleati degli Stati Uniti e promuovono la pace, la stabilità e la prosperità in Europa e in Asia”, aggiungendo inoltre che dopo l’11 settembre “leader arabi visionari del Golfo hanno guidato gli sforzi per deradicalizzare le loro società e trasformare i loro Paesi”.


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