Economia

Patto di Stabilità, alla fine Giorgetti dice sì

di Giovanni Vasso -


Chi tace acconsente. Nel corpo e nello spirito. Magari, “di compromesso”. L’Italia ha dato l’imprimatur al Patto di Stabilità messo a punto, e annunciato in pompa magna, da Francia e Germania. Il ministro Giancarlo Giorgetti, che ieri pomeriggio ha preso parte alla riunione informale dell’Ecofin, dopo un silenzio lungo un’intera giornata, ha espresso il parere positivo dell’Italia sul nuovo Patto di Stabilità e crescita.

Lento come un download infinito ai tempi di Windows ’98, dopo aver cincischiato a lungo tra 93% e 95%, finalmente il Patto è fatto: “Al 100 per cento”. Nell’annunciarlo, il ministro francese all’Economia Bruno Le Maire ha da subito coinvolto l’Albus Silente di via XX Settembre: “Siamo esattamente sulla stessa linea, è una notizia eccellente avere la Germania, la Francia e l’Italia allineate sulle nuove regole del Patto di stabilità”. Regole che, ha detto Le Maire rispettano sia la stabilità, perché “garantiranno il calo del debito e del deficit e, allo stesso tempo”, che la crescita, dal momento che “abbiamo bisogno di investire nella decarbonizzazione e nella difesa”.

Il collega tedesco, Christian Lindner, un uomo chiamato rigore, invece batte là dove i suoi elettori liberali sono più sensibili: “Il vecchio patto aveva regole severe solo sulla carta ma non nell’applicazione”. In Grecia non sarebbero per niente d’accordo. Ma tant’è. “Sul tavolo c’è un punto d’atterraggio: permettiamo investimenti e manteniamo lo spazio fiscale”, ha concluso Lindner.

Ognuno, sia Le Maire che Lindner, parla al suo elettorato. Alle loro frasi, apparentemente contraddittorie, solo il tempo saprà dare le risposte giuste. Se son rose, fioriranno. Se invece sarà davvero austerity, lo scopriremo solo vivendo.

Intanto, come ogni politico in campagna elettorale, S’aspettavano, Le Maire e Lindner, di far montare il trionfo. Invece il silenzio dell’Italia, almeno nella prima parte della giornata di ieri, ha afflosciato gli entusiasmi. Roma ha pur sempre il “veto” e ha già minacciato di volerlo brandire come una clava. Per evitare errori di comunicazione, e far la fine di una nota influencer ritrovatasi a masticare pandori amari, il governo francese ha mandato in avanscoperta le solite fonti ufficiali, e anonime, che hanno confermato che il governo, e in particolare Giancarlo Giorgetti, “era al corrente di tutto” e che il Patto è un buon affare per l’Italia che, anzi, avrebbe “vinto” la sua battaglia.

Già, perché viene riferito, dai funzionari del ministero dell’Economia francese, che i piani di aggiustamento si allungano da quattro a sette anni. E che, ovviamente, terrà presente gli investimenti per il Pnrr e l’aumento delle spese per gli interessi sul debito, schizzati alle stelle (anche) grazie alle scelte della Bce sui tassi d’interesse. Si eviterà, in definitiva, la beffa già lamentata proprio da Giorgetti quando c’era da disegnare la legge di Bilancio. Anche perché occorre fare in modo che i Paesi membri dell’Ue possano portare a termine gli investimenti per la transizione green che, altrimenti, rischiano di saltare.

Confermata la soglia limite per il deficit che sarà all’1,5%, mentre le soglie per gli sforamenti della spesa per chi, come accadrà sicuramente all’Italia e alla stessa Francia, si ritroverà a dover seguire un piano di aggiustamento già da subito, si “restringono” dallo 0,5% al 0,3% annuo del Pil per un totale consentito, nell’economia dell’intero piano di aggiustamento, pari allo 0,6%. Chi non si atterrà ai limiti sarà stangato con l’apertura di una procedura d’infrazione. Nel nuovo Patto di Stabilità, che effettivamente è molto rigido, prevede meccanismi automatici e soglie da non oltrepassare, ci sono, effettivamente, molte delle richieste fatte pervenire sul tavolo da parte dell’Italia. Ma, soprattutto, c’è un “guadagno” (politico) non da poco. Roma, almeno fino a prova contraria, non sarà costretta (per il momento) a ratificare il Mes in cambio di un po’ di elasticità in più.

Convincendo l’Italia, che ha detto sì a Francia e Germania, “in uno spirito di compromesso”, l’Ecofin, ottenuto l’ok da Giorgetti, ha potuto finalmente approvare la riforma del Patto di Stabilità, con la speranza che questa volta, almeno un po’, lo sia anche di crescita. Nadia Calvino, presidente di turno spagnola, può esultare: “Abbiamo un accordo politico, è una buona notizia per l’Europa”. Forse si poteva fare anche un po’ prima. Ma certe cose, in Europa, vanno lentissime. Nadia Calvino, dopo questa faticaccia, avrà tutto il tempo di ritemprarsi dalle fatiche. La attende, adesso, la poltronissima da presidente della Banca europea degli investimenti.

La lunga giornata europea si è dunque conclusa con il sì di Giorgetti, e dell’Italia, alle nuove regole del Patto di stabilità e crescita.


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