Deinfluencer anti-Ferragni ecco la nuova frontiera social
Dal pandoro Balocco all’operazione Allocco. Dovrebbe chiamarsi così l’attività investigativa che la Procura di Milano avrebbe avviato per valutare eventuali condotte truffaldine nelle pratiche commerciali-solidali di Chiara Ferragni. La regina degli influencer, infatti, è finita nella bufera per aver messo in atto una pubblicità ingannevole che legava l’acquisto del dolce natalizio con un progetto solidale.
Avrebbe fuorviato i followers, facendo credere che acquistando il pandoro avrebbero contribuito alle cure per i bambini malati di cancro all’ospedale Santa Margherita di Torino. Eppure la Ferragni non ha mai detto chiaramente che la quantità di denaro da dare in beneficenza fosse legata al numero di pandori venduti. La responsabilità non è sua se gli allocchi si sono affrettati a comprare i Balocchi. Allocchi che si sono scoperti tali soltanto quando è scoppiato il bubbone con la multa dell’Antitrust, che ha sanzionato l’influencer per un milione di euro, per pubblicità ingannevole. Provvedimento contro il quale la Ferragni ha annunciato ricorso, per poi correre ai ripari al fine di fermare l’emorragia delle decine di followers persi in pochi giorni. Cosa fare, dunque, se non indossare lo stesso maglione grigio che, un anno prima, aveva scelto Soumahoro per piangere in diretta alla scoperta delle ruberie di moglie e suocera?
Come Aboubakar, Chiara ha piagnucolato per il pandorogate, sostenendo che il caso fosse frutto di un equivoco, o meglio, un “errore di comunicazione” nell’aver accostato l’iniziativa commerciale del pandoro alla donazione per i bimbi malati di tumore. Una scusa poco credibile, visto che i Ferragnez hanno fior di comunicatori super pagati. E forte della fiducia dei suoi seguaci digitali, l’influencer ha continuato a negare agli italiani il diritto a non essere presi in giro .
A romperle le uova nel paniere, però, le uova di Pasqua 2021-2022. Erano griffate Chiara Ferragni, sponsorizzate con lo stesso schema, con la promessa di devolvere fondi ai bambini autistici. Ai quali, purtroppo, sono arrivati soltanto 36mila euro dell’oltre un milione ricavato. E ancora la raccolta fondi per l’ospedale San Raffaele avviata durante il Covid, quando la Ferragni e Fedez sono stati multati per 1,5 milioni di euro per aver utilizzato una piattaforma apparentemente gratuita, che invece prevedeva commissioni ingannevoli applicate ai donatori. Perfino l’operazione posti letto in terapia intensiva è finita nel calderone, con la Regione Lombardia intervenuta per smentire le ostentazioni di Fedez, che si vantava di aver donato 150 posti letto al nosocomio milanese.
“Solo 14, non 150”, hanno puntualizzato dal Pirellone, smascherando così l’ennesima falsità di casa Ferragnez. La coppia di influencer, dunque, è ora sotto la lente degli inquirenti ed esposta al giudizio dei followers, che non hanno gradito lo schema poco chiaro del business solidale. E che forse, più che agli influencer, dovrebbero guardare ai deinfluencer, la nuova frontiera dei social che arriva dagli Stati Uniti.
Si tratta di soggetti stufi di seguire le logiche dettate dal capitalismo selvaggio, di raggranellare denaro recitando la parte del venditore di questo o quel prodotto, al punto di rischiare la propria credibilità come è accaduto per i Ferragnez. I deinfluencer, infatti, non dicono quale pandoro comprare, ma consigliano quello da non acquistare. Su TikTok c’è addirittura un hashtag, con centinaia di milioni di visualizzazioni ai video dei nuovi vip digitali, che sfatano i miti sui “must”, che demoliscono il senso del bisogno di un oggetto e mostrano tutti gli aspetti negativi dei prodotti più sponsorizzati, spiegando nel dettaglio i punti deboli delle merci. E i consigli non vengono dati a caso, ma sono frutto di utilizzo e test su se stessi.
“Non comprare questo shampoo, secca i capelli. Non prendete quel rossetto griffato, il prezzo è gonfiato e potrete avere lo stesso risultato con quest’altro meno costoso, creato nella stessa fabbrica ma con il marchio sconosciuto”. Senza contare poi gli apprezzamenti per i prodotti sostenibili. Insomma, una schiera di influencer pentiti, in antitesi con il mood di Chiara Ferragni. Creator digitali che magari, nei prossimi post, potrebbero perfino consigliare di non seguire più la Ferragni.
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