Economia

L’INTERVISTA – Riforma del fisco – il viceministro Leo: “Sul piano tecnico avanti, ora va premiata la collaborazione Stato-contribuente”

di Edoardo Sirignano -

MAURIZIO LEO VICEMINISTRO ECONOMIA



“Occorre un rapporto molto più collaborativo tra fisco e contribuenti. Non è pensabile che un cittadino, che magari non ha potuto pagare le imposte, ma le ha dichiarate, venga raggiunto da sanzioni pesanti, addirittura penali. Questa è quella parte della riforma che deve essere certamente migliorata”. A dirlo Maurizio Leo, viceministro dell’Economia e delle Finanze, a margine del confronto “Rivoluzione Fisco”, tenutosi nell’edizione 2023 di Atreju e a cui hanno preso parte Lucia Albano, sottosegretaria di stato al ministero dell’Economia e delle Finanze, Luigi Marattin, deputato di Italia Viva e Tommaso Cerno, direttore del quotidiano “L’Identità”.

Perché bisognava fare subito questa riforma?

Avevamo un sistema fiscale obsoleto. Dagli anni 70 a oggi, ci sono stati degli interventi di manutenzione, ma non strutturali. In materie di imposte sui redditi, Irpef e Ires, è stato fatto un testo unico nel 1986 e da allora ad adesso gli interventi sono stati un migliaio. In materia di Iva, ci sono stati 500 interventi modificativi. Una dichiarazione dei redditi, intanto, costa circa mille pagine. Guerra e Pace, nell’edizione Mondadori, ne ha 1400. Eravamo, insomma, di fronte a una sorta di maionese impazzita su cui si doveva urgentemente intervenire

In che modo lo avete fatto e da dove siete partiti?

La prima azione è stata innanzitutto strutturare questa delega in 4 parti, in modo da poter fare qualcosa in maniera oggettiva. Abbiamo dunque, messo apposto sia i principi di diritto interno che quelli di diritto internazionale, considerando che tante imprese se ne sono andate all’estero perché le regole fiscali non erano certe e perché appunto il carico fiscale era molto elevato. Facciamo in modo, nel rispetto sempre delle regole dell’Ue, di riportarle quanto prima in Italia. Garantiamogli una tassazione più morbida per 5 anni, con l’obbligo però di farle rimanere 5 anni in più. Se non facciamo politiche in questa direzione rischiamo soltanto di lamentarci inutilmente. C’è, poi, tutta la parte relativa ai tributi. Qui si è sempre aperto un dibattito. Siamo partiti da un intervento per un solo anno, ma l’obiettivo è rendere il cambiamento strutturale. Non è possibile che i soldi escano da un cappello magico.

Su quali aspetti, invece, deve essere ancora migliorata la riforma?

Non bisogna migliorare molto a livello normativo. Occorre, piuttosto, un rapporto molto più collaborativo tra fisco e contribuenti. Non è pensabile che un cittadino, che magari non ha potuto pagare le imposte, ma le ha dichiarate, venga raggiunto da sanzioni pesanti, addirittura penali. Pensiamo al caso di chi, pur avendo pagato i fornitori, ha un credito nei confronti del fisco. Deve rischiare anche il carcere? Questo non è possibile. Bisogna, dunque, rivoluzionare quanto prima completamente questo tipo di rapporto.

Quali sono i tempi per farlo?

Già abbiamo presentato 7 decreti legislativi che entreranno in vigore il 1 gennaio 2024 e poi precederemo, le posso assicurare, in modo molto spedito. La riteniamo una priorità.

Ci sono debolezze per raggiungere l’obiettivo?

Assolutamente no! Stiamo procedendo con determinazione e porteremo a casa qualche risultato.

Auspicate anche una collaborazione delle opposizioni?

Questo governo si impegna in primis per i cittadini. Chi, dunque, collabora lo fa per la ripresa e il lavoro. Non si tratta di fare un favore politico a nessuno.

Per quanto riguarda l’Irpef, come intende muoversi Palazzo Chigi?

Vogliamo avere due aliquote, in modo da non gravare sul ceto medio. Chi guadagna 50mila euro all’anno, oggi, non può ritenersi ricco, ma è costretto a pagare il 43 per cento e se ci aggiungiamo le addizionali viene addirittura superato il 50 per cento. La strada giusta, pertanto, è creare un meccanismo di tassazione a due aliquote: un 23% sino a un certo tetto, 28mila euro e poi passare da 28mila al 35 per cento. Non bisogna, però, superare tale soglia.

Arriverete alla Flat tax, su cui questa maggioranza ha impostato un’intera campagna elettorale?

Vedremo se ci saranno le condizioni per farlo. Cominciamo, intanto, a far ripartire la macchina della ripresa. Non possiamo permetterci rallentamenti. L’Italia, adesso, ha bisogno di una scossa. Non è un caso che, sin dal primo giorno, in cui ci siamo insediati, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo iniziato a operare esclusivamente per il bene del Paese.


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