Enzo Bianchi da Francesco: fa rivivere in “esilio” la sua Regola
Enzo Bianchi: il nome e cognome e basta, al sesto posto delle udienze di Papa Francesco di oggi elencate nel Bollettino della Sala Stampa del Vaticano. Senza qualifiche, unico in tutto l’elenco delle altre persone ricevute. A segnare, sia pure in forma indiretta, una distanza ancora esistente.
Il pontefice ha ricevuto in udienza il fondatore della comunità di Bose, che fu rimosso nel maggio del 2020 dal Vaticano con una decisione avallata dallo stesso Bergoglio. L’ex guida del monastero nel Biellese era stato accusato di autoritarismo durante la visita apostolica di tre inviati di Francesco. Questo, lo scarno lancio delle agenzie su una vicenda più ampia e complessa. Nessuna indiscrezione, finora, sui motivi e sull’esito dell’udienza.
Sedici giorni fa, al Corsera, le ultimi e pungenti parole di Bianchi: “Papa Francesco è isolato. La Chiesa non rischia uno scisma, ma un pericoloso smarrimento”. Parole pesanti: “La Chiesa negli ultimi decenni ha messo se stessa al centro, a scapito di Gesù Cristo e del Vangelo”. Probabilmente queste affermazioni, nel confronto tra l’ottantenne monaco e il papa che da lui fu definito “segno di contraddizione nella Chiesa”.
Dietro l’allontanamento di Bianchi dalla comunità di Bose a Magnano, ritenuto il crocevia di tutte le chiese cristiane – che aveva fondato, dove aveva vissuto 55 anni e dove avrebbe voluto vivere i suoi ultimi giorni “da monaco nella vita fraterna” -, innanzitutto il brusco passaggio di consegne al successore Fra’ Luciano Manicardi, priore dal 2017. Tensioni, contrasti, un clima pesante a prefigurare addirittura la scissione.
Poi il decreto di allontanamento, per lui ed altri che lo affiancavano, secretato fino al maggio 2021, con l’accusa di creare fratture e interferenze, di “destrutturare la comunità”. Un decreto durissimo, con il divieto assoluto di dar vita ad altre realtà e aggregazioni, la cancellazione del voto attivo e passivo.
Un vero e proprio esilio, cercando anche di condizionare e indirizzare l’ubicazione del luogo ove continuare a vivere. Una mossa da Bianchi rifiutata come lesiva della dignità”.
Quattro mesi fa, presente pure Massimo Cacciari, il via della Casa della Madia ad Albiano d’Ivrea. Un cascinale acquistato con l’aiuto di tanti suoi amici. Silenzio e meditazione, all’insegna della Regola di Bose scritta nel 1972, strumento di comunione e modello di obbedienza.
“Voglio solo vivere da monaco cenobita e non eremita come ho sempre vissuto – aveva detto Bianchi -. Cammin facendo vedremo cosa ci riserverà il Signore e cosa ci suggerirà lo Spirito. Questo cascinale sarà certamente un luogo di incontro, di fraternità e sororità, una tavola approntata per la condivisione e lo scambio delle parole, degli affetti e della speranza”. Uno scambio di parole che incute ancora timore.
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