Economia

Il ritorno dell’Ingegnere. Su Meloni: “Meglio lei di Conte”. E Marina risponde: “Non sei papà”

di Giovanni Vasso -

GIUSEPPE SALA SINDACO DI MILANO ANTONIA MADELLA FONDAZIONE TOG CARLO DE BENEDETTI PRESIDENTE FONDAZIONE TOG


Carlo De Benedetti ne ha per tutti. L’Ingegnere colpisce duro e attacca senza sconti gli Elkann accusati di aver distrutto ciò che rimaneva di Gedi. In quattro anni di gestione, gli Elkann hanno praticamente dismesso tutto. All’inizio i quotidiani locali, con l’eccezione di quelli del Nord-Est, i “gioielli della corona”. Poi il settimanale che dà il nome al gruppo editoriale, l’Espresso. Ceduto a Danilo Iervolino che proprio in questi giorni ha formalizzato, a sua volta, il passaggio di consegne a favore del socio Donato Ammaturo. Quindi è stata la volta di quei quotidiani locali che sembravano intoccabili. E così Il Mattino di Padova, la Tribuna di Treviso, la Nuova di Venezia e Mestre, il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto, Il Piccolo e Nordest Economia, sono stati ceduti alla Nem, la cordata di imprese guidata dal banchiere Enrico Marchi. Adesso le voci danno per vicina alla cessione anche Radio Capital, su cui ci sarebbe l’interesse della famiglia Angelucci, già editrice di Libero e de Il Giornale. “Tra un po’ venderanno anche Repubblica e La Stampa”, ha tuonato l’Ingegnere in un’intervista a Il Foglio. Non prima, però, di aver stroncato, senz’appello, la gestione Elkann della testata: “Uno spettacolo straziante, John ha venduto tutti i quotidiani locali che andavano bene. Poi ha devastato pure Repubblica che ancora si aggira tra i quotidiani italiani con la maestà malinconica delle rovine. Mi dispiace moltissimo”. Carlo De Benedetti rincara la dose: “Addirittura avevano messo ad amministrare i giornali uno che allo stesso tempo si occupava della Juventus. Carta e palloni. Dicono digital first ma non hanno investito sul digitale mentre hanno annientato la carta”.

E allora perché Stellantis ha comprato Gedi se non avrebbe in animo di sviluppare le potenzialità del gruppo? Per l’Ingegnere la spiegazione è palese, lampante ed è tutta dentro la politica economica. “Ha comprato i giornali soltanto per coprire la fuga dall’Italia, la deindustrializzazione e la smobilitazione degli impianti produttivi di un gruppo che ormai è francese”.

Carlo De Benedetti ha poi espresso la sua opinione su Mediaset, che ritiene un’azienda “decotta” perché “non riuscirà a stare al passo delle grandi piattaforme internazionali come Netflix” e che Marina non vende per rispetto alla memoria del papà Silvio. Le sue parole hanno provocato la reazione della primogenita del Cav che, dopo aver ribadito che Mediaset non è in vendita e che a dispetto delle frasi di De Benedetti gode di ottima salute, ha replicato con durezza al grande avversario storico della sua famiglia: “Per gran parte della sua lunga esistenza, l’Ingegnere non ha fatto altro che invidiare mio padre. Lo si capisce, purtroppo, dal livore acido con cui ne parla perfino oggi, che non c’è più. Questo non stupisce, considerando il gran maestro di stile e buone maniere che Carlo De Benedetti è sempre stato. Il suo cruccio, in verità, è che Silvio Berlusconi rappresenta tutto quello che lui avrebbe sempre voluto essere senza mai riuscirci, come imprenditore, come politico e come padre”.

Ma quando si parla di politica ecco che l’Ingegnere si lancia in un endorsement inaspettato. All’intervistatore che gli chiede cosa ne pensi di Giuseppe Conte, De Benedetti replica di ritenerlo “un vero democristiano pugliese, molto abile, che ha fatto fuori tutti quelli che avevano contribuito al successo grillino” ma senza mai prendere posizione su nulla. “Si è rifugiato nel pacifismo che politicamente equivale a zero, è un uomo senza ideali, non sa cosa siano i lavoratori”. Insomma, un “camaleonte capace di tutto”. E se dovesse scegliere uno tra Meloni e Conte, De Benedetti non avrebbe dubbi: “Scelta comunque dolorosa – asserisce in premessa -, ma sceglierei Meloni, di cui penso malissimo”.


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