Cultura & Spettacolo

VISTO DA – Ferite e rabbie con una Camilla da Oscar

di Nicola Santini -


RECENSIONE – Ferite, Rifranti, 2022.

Emanuele è un drammaturgo di mezza età che si sta preparando per la sua prossima produzione teatrale, basata su un romanzo incompiuto di Dostoevskij chiamato “Netocka Nezvanova”. È alla ricerca dell’attrice protagonista per il monologo e durante le audizioni si ritrova particolarmente colpito da Irene, una giovane fragile e insicura che cerca approvazione, ma allo stesso tempo è forte e determinata, suscitando un mix di curiosità e interesse che coinvolgono sia i sentimenti personali che il lavoro professionale.
Nonostante il suo fascino intellettuale e le numerose relazioni con le donne, la vita di Emanuele è solitaria. Ha una stanza segreta nella sua casa, un luogo in cui convivono i fantasmi e le ossessioni personali, dove le pareti sono tappezzate di fotografie che rievocano ricordi, tra luci e ombre del suo passato. In quella stanza, Emanuele custodisce un segreto, un culto dedicato a tre donne che ha amato intensamente. Ogni donna ha una parete dedicata esclusivamente a lei, mentre la quarta parete rimane ancora vuota, in attesa di essere animata dalle immagini di qualcuna.
Irene si avvicinerà a quella stanza e potrebbe scoprire quale segreto si nasconde al suo interno, immaginando forse di essere la protagonista della parete vuota, che finalmente verrà colmata con la proiezione delle sue immagini.
Il regista Rifranti, come nei suoi lavori precedenti, ci trascina in una dimensione avvolta da un’equivocabile distanza emotiva, in cui dobbiamo guadagnarci l’empatia attraverso la ricerca incessante di un legame intimo. Il film tenta di coinvolgerci nella sua rabbia, talvolta silenziosa, talvolta manifesta, ma a volte fatica a catturare davvero l’interesse.
Tra il mondo e il divino, il cinema di Rifranti si muove in questa storia evocativa, indagando nei meandri della quotidianità e dei suoi enigmatici interrogativi. È proprio nell’apparente rigore narrativo che emergono le passioni incontenibili, sprigionate con maestria. Le pulsioni che si manifestano nel cammino di Irene non sono rivelate chiaramente, ma si fanno strada attraverso le sfumature della vita di tutti i giorni.
“Ferite” è un film che invita a contemplare le cicatrici che portiamo dentro di noi, affrontando gli ostacoli con coraggio. È un’opera che, nonostante qualche incertezza nel coinvolgimento emotivo, riesce a suscitare una connessione intima. Con una maestria artistica e una cura particolare per i dettagli, questo film ci porta in un mondo in cui le ferite possono trasformarsi in speranza e il percorso di guarigione può iniziare.
In conclusione, “Ferite” è un viaggio emozionale che ci invita ad abbracciare le imperfezioni e le sfide della vita, creando un’esperienza coinvolgente e arricchente. È un film che lascia il segno, evocando interrogativi tanto profondi quanto indefinibili, e ci ricorda che attraverso le ferite possiamo trovare la forza per risorgere.
E Camilla Tedeschi grande interprete, che affascina ad ogni frame.


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